10 LA LEGGENDA DEL “BADALISCHIO”



Avevo non più di otto anni, forse dieci, quando ogni tanto mi fermavo ad ascoltare , sulla piazza dove sono cresciuto,  a Bibbiena, in Casentino,  il vecchio Gosto, che abitava vicino a casa mia. Erano i primi anni 60.
Gosto era un vecchio magro ed ossuto, dai lunghi capelli bianchi ed il cappello a tesa larga, viveva solo con la propria moglie, la Assunta,  accompagnato sempre dal suo bastone e dalla sua andatura incerta e lenta.
Forse il fatto che non avesse mai avuto figli lo rendeva così paziente e divertito con noi ragazzi  che a volte lo stavamo ad ascoltare  a lungo, nei pomeriggi e le serate estive, mentre ci raccontava  cose che a noi parevano tanto magiche.
Fra le tante storie mi ricordo ancora oggi solo quella del Badalischio:
Gosto diceva  che noi bambini dovevamo essere bravi  e rientrare  a casa presto come volevano  i nostri genitori perché all’ imbrunire, se non eravamo ancora in casa per fare i compiti,  potevamo incontrare il badalischio, un animale terribile  con un aspetto  a metà fra un serpente ed uno  strano uccello , con un occhio luminoso  nel centro della fronte , che poteva ipnotizzare i giovani e questi non ritrovavano più la strada  di casa, talvolta addirittura incenerirli con lo sguardo.
Tale animale viveva all’ aperto, in campagna e si faceva vedere talvolta al tramonto, nei campi, alle ragazze che si trovavano, sole, a passare da quelle parti.
Noi lo ascoltavamo affascinati, in una atmosfera piena di mistero,  curiosità mista a paura e questa storia ogni volta ci affascinava  e ci lasciava ammutoliti ad immaginare quale forma strana potesse avere questo essere così misterioso.
Tutto ciò rappresentava per noi anche una specie di sfida a misurarsi con gli strani poteri di questo uno essere che tanto ci facevano paura quanto ci incuriosivano e ci attiravano.
Non potevo immaginare allora che più tardi, a partire dai diciannove anni mi sarei occupato di nuovo di questo   
animale, ed in varia misura avrei continuato ad occuparmene fino ad oggi anche nel momento presente in cui, seduto davanti al tavolino, sto digitando la redazione di questo articolo. 

Che tristezza vedere la veste che ha preso  oggi questa leggenda così profonda e simbolica,  ridotta dai giornali locali alla stregua di un "tapiro" di striscia la notizia, in versione provinciale e locale.