30 UN PADRE INGOMBRANTE...

INSEGNAMENTI DI GURDJIEFF ALLA FIGLIA REYNA

1. Fissa la tua attenzione su te stessa. Sii cosciente in ogni istante di ciò che pensi, senti, desideri e fai. 
2. Finisci sempre quello che hai iniziato. 
3. Fai quello che stai facendo nel migliore dei modi possibili. 
4. Non t’incatenare a niente che alla lunga ti distrugga. 
5. Sviluppa la tua generosità senza testimoni. 
6. Tratta ogni persona come se fosse un parente stretto. 
7. Metti in ordine quello che hai disordinato. 
8. Impara a ricevere, ringrazia per ogni dono. 
9. Smetti di autodefinirti. 
10. Non mentire né rubare, se lo fai, menti e rubi a te stessa. 
11. Aiuta il tuo prossimo senza renderlo dipendente. 
12. Non desiderare di essere imitato. 
13. Fai progetti di lavoro e completali. 
14. Non occupare troppo spazio. 
15. Non fare rumore né gesti innecessari. 
16. Se non la possiedi, imita la fede. 
17. Non lasciarti impressionare da personalità forti. 
18. Non impossessarti di niente né di nessuno. 
19. Distribuisci equitativamente. 
20. Non sedurre. 
21. Mangia e dormi lo strettamente necessario. 
22. Non parlare dei tuoi problemi personali. 
23. Non giudicare né discriminare quando non conosci la maggior parte dei fatti. 
24. Non stabilire amicizie inutili. 
25. Non seguire mode. 
26. Non venderti. 
27. Rispetta i contratti che hai firmato. 
28. Sii puntuale. 
29. Non invidiare i beni o gli esiti del prossimo. 
30. Parla solo di ciò che è necessario. 
31. Non pensare nei benefici che ti procurerà la tua opera.. 
32. Giammai minaccia. 
33. Realizza le tue promesse. 
34 In una disputa, mettiti nei panni dell’altro. 
35. Ammetti che qualcuno ti superi. 
36. No elimines, sino transforma. 
37. Vinci le tue paure. 
38. Aiuta all’altro ad aiutare sé stesso. 
39. Vinci le tue antipatie ed avvicinati alle persone che desideri rifiutare. 
40. No actues por reacción a lo que digan bueno o malo de ti. 
41. Trasforma il tuo orgoglio in dignità. 
42. Trasforma la tua collera in creatività. 
43. Trasforma la tua avarizia in rispetto per la bellezza. 
44. Trasforma la tua invidia in ammirazione per i valori dell’altro. 
45. Trasforma il tuo odio in carità. 
46. Non ti lodare né ti insultare. 
47. Tratta ciò che non ti appartiene, come se ti appartenesse. 
48. Non lamentarti. 
49. Sviluppa la tua immaginazione. 
50. Non dare ordini solo per il piacere di essere obbedito. 
51. Paga i servizi che ti danno. 
52. Non fare propaganda delle tue opere o idee. 
53. Non cercare di risvegliare negli altri, sentimenti verso di te come: pietà, simpatia, ammirazione, complicità . 
54. Non trattare di distinguerti per la tua apparenza. 
55. Non contraddire mai, solo taci. 
56. Non contrarre debiti, acquista e paga subito. 
57. Se offendi qualcuno, chiedigli scusa. 
58. Se l’hai offeso pubblicamente, scusati in pubblico. 
59. Se ti rendi conto di aver detto qualcosa di sbagliato, non insistere in quell’errore per orgoglio e desisti immediatamente dai tuoi propositi. 
60. Non difendere le idee antiche, solo perché fosti tu chi le enunciò. 
61. Non conservare oggetti inutili. 
62. Non decorarti con idee altrui. 
63. Non fotografarti insieme a personaggi famosi. 
64. Non rendere conto a nessuno; sii il tuo proprio giudice. 
65. Non definirti mai per quello che possiedi. 
66. Non parlare mai di te senza concederti la possibilità di cambiare. 
67. Renditi conto che niente è tuo. 
68. Quando ti chiedono la tua opinione su qualcuno o qualcosa, di solamente le sue qualità. 
69. Quando ti ammali, invece di odiare quel male, consideralo tuo maestro. 
70. Non guardare con la coda dell’occhio, guarda fisso. 
71. Non dimenticare i tuoi morti, però riservagli un luogo limitato che gli impedisca invadere la tua vita. 
72. Nel luogo in cui vivi, riserva sempre un posto a ciò che è sacro. 
73. Quando realizzi un servizio non risaltare i tuoi sforzi. 
74. Se decidi lavorare per gli altri, fallo con piacere. 
75. Se dubiti fra fare e non fare, rischia e fa’. 
76. Non trattare di essere tutto per il tuo compagno; ammetti che cerchi in altri ciò che tu non puoi dargli. 
77 Quando qualcuno ha il suo pubblico, non accudire per contraddirlo e rubargli l’audience. 
78. Vivi di soldi guadagnati da te. 
79. Non ti invischiare in avventure amorose. 
80. Non ti vantare delle tue debolezze. 
81. Non visitare mai nessuno solo per riempire il tuo tempo. 
82. Ottieni per distribuire. 
83. Se stai meditando e arriva un diavolo, fai andare quel diavolo a meditare …

29 IL PARADIGMA OLISTICO, VECCHI E NUOVI SISTEMI DI PENSIERO, IL PUNTO DI SVOLTA.

 IL PARADIGMA OLISTICO, VECCHI E NUOVI SISTEMI DI PENSIERO, IL PUNTO DI SVOLTA.

La civiltà occidentale, con le sue credenze, con i suoi valori di fondo legati principalmente alla cultura patriarcale, al riduzionismo e al meccanicismo, sta mostrando sempre di più i suoi limiti e rischia di trascinare tutta la specie umana alla catastrofe. Ovunque, dentro e intorno a noi, leggiamo maggiormente nitidi i limiti dei valori e degli approcci alla realtà di cui essa è portatrice: dalla cultura individuale, impersonale, della divisione, del sospetto e della burocratizzazione a quella della irresponsabilità e del profitto sopra tutto, alla centralità del potere, ai conflitti ad ogni livello per risolvere questioni di ideologia, religione, razza, risorse. Intanto, a fatica stanno emergendo i segnali di una nuova cultura olistica, di natura principalmente femminile che, pur avendo anche essa contraddizioni e difficoltà, si pone in questo scenario come elemento potenzialmente riequilibrante. Questa nuova cultura si occupa in maniera centrale di questioni umane, relazionali e ambientali, in modo sistemico, interdipendente e dà estrema importanza anche a temi che sono sempre stati visti come secondari, non strutturali, dalla vecchia cultura e i modi diventano soggetti centrali spostando l' attenzione dalle cose alle relazioni fra le cose. Fra mille contraddizioni emergono sempre piu' movimenti che si vogliono portatori di questi nuovi paradigmi, portatori di una visione integrata dell' uomo nella natura, della necessità del riequilibrio delle risorse, dello sviluppo sostenibile o immateriale, del rispetto della vita in ogni sua forma, di una visione che dia importanza anche allo sfondo e non solo al soggetto. Pur rimanendo a volte nelle stesse logiche interne della cultura dominante, questi nuovi soggetti sociali sono ormai una massa critica abbastanza eterogenea e trasversale che inizia ad avere un certo peso in ogni ambito e che è anche alla base di istanze e nuove idee e contributi per la ricerca e la innovazione in ogni campo anche quello scientifico. E' da questo campo che provengono recenti scoperte che ci portano a pensare alla ineluttabilità di una nuova visione del mondo.

28 SULLA POLITICA...

C’ è qualcosa di perverso nel parlare di Politica in questo nostro paese :  non è solo perché in Italia la politica stessa è in gran parte perversa, malata, degenerata….mi viene da dire che corruzione è figlia dell’ impotenza e pure la divisione è figlia di un modo di pensare impotente….sono due facce della stessa medaglia..!!!
Prendi  qualche persona e mettila a parlare di politica… sangue avvelenato dopo pochi minuti, rancori, divisioni, voglia di affermare le proprie posizioni e quelle della propria parte, voglia di sconfiggere il nemico, grande voglia di affermare una idea “giusta” degli ideali “giusti” di affermare la propria idea di purezza e trasformazione e idealità al di sopra di quelle degli altri, comunque difettose, impure deboli, quando non serve del demonio della parte politica avversa….. nel “migliore” dei casi sono tutti d’ accordo nello sputare insieme su qualcosa o qualcuno…..giochi… che servono solo a confermare posizioni di divisione, tensioni, impossibilità di dialogo o qualunque azione per colpa di qualcosa o qualcuno….e non si risolve nulla se non radicalizzare le posizioni e le rotture e bloccare tutto. 
La illusione dei programmi è in parte tutt’ uno con questa mentalità… come se i programmi fossero anche in parte possibili in questo paese….come se ci fossero programmi giusti e programmi sbagliati….. i programmi , come i manifesti politici delle parti, sono solo in gran parte diventati specchietti per le allodole. Ma la realtà è sempre altrove, sconosciuta e sempre più complessa di quella che da fuori del palazzo si pensava…. e nella realtà quando  ce la troviamo davanti l’ unica cosa che possiamo vedere davvero è l ‘ intenzione reale, le qualità umane , l’ integrità, la forza, la speranza, l’ onestà e soprattutto, visto che siamo in politica….la capacità di fare il meglio del possibile….
Ma quello che mi preme soprattutto sottolineare qui  senza fare del “relativismo” da quattro soldi è che non c’è un “giusto pensiero”, una “giusta linea” un “giusto programma”: ogni cosa di questo tipo deve essere totalmente rivedibile dinamicamente sempre e se non è così questo automaticamente porta a rigidezze, divisioni e lotta, separazioni e conflitti con l’ idea che ci sono alcuni migliori di altri. 
Una catastrofe garantita sempre. 
Il nuovo paradigma olistico deve portarci a valorizzare il contributo di tutti, di tutti davvero, abbiamo bisogno dell’ assoluto rispetto delle idee degli altri perché nate sempre da una esperienza vera e reale, quindi degna sempre del massimo ascolto e della massima curiosità. E la vittoria non sta nello sconfiggere le posizioni altrui ma nel riuscire a fare alleati e fare insieme le cose, a trovare accordi, a cucire relazioni costruttive e vive e vivificanti e stimolanti il corpo sociale, culturale ed economico. Questa è la politica vincente del nuova era….il resto mi sembra "polvere" dell’ 800 dove solo gli atteggiamenti ribellistici infantili paiono sembrare degni di ammirazione perché più carichi di vita ed energia…ma non portano da nessuna parte purtroppo … abbiamo capito da molti anni che “bambini ribelli” e “bambini adattati” sono la stessa cosa !

27 DUALITA'


La vita è un continuo PARADOSSO.......
piena di situazioni opposte e apparentemente inconciliabili 
dualismi che la mente per sua natura ha difficoltà a comprendere 
e soprattutto non puo'  tenere insieme....:

tutto è scelta/non c'è scelta...
pesantezza/leggerezza...
dolore/gioia....
amore/odio....
corpo/spirito....
luce/oscurità....
ecc...

uscendo dalla tirannia del mentale 
li possiamo vedere come una danza
e tenere tutto insieme, finalmente,
come aspetti riunificati e polarità della grande meraviglia del vivere !

26 COME STAI ? BENE ... GRAZIE !...E TU ? BENE !

Ciao! Come va? Bene, grazie ...e tu? Bene!....
In mille varianti, una formula apparentemente banale che ci può ricordare l' importanza  dell' essere positivi e fiduciosi nella vita. È un rituale vuoto se non se ne coglie il senso profondo.... come molte cose "tradizionali" spesso nascondono una saggezza antica. Io sono vicino a te, mi preoccupo di te, perche io sono anche te.....io sto bene perché posso anche essere nella sofferenza ma ne voglio uscire, perché ho capito che se vedo il bicchiere mezzo pieno questo mi aiuta a stare meglio, a reagire, a avere fiducia nella vita. Non voglio crogiolarmi nel dolore anche se so che esso a volte è un dono.  Se io sono così, positivo, sono più autonomo, sulle mie gambe e non cado nella tentazione di aggrapparmi, lanciare ganci, giudicare...e si apre per me la possibilità dell'intimità col mondo... della gioia, condivisa e libera..... E chiedendolo a te ti do l' occasione di fare la stessa cosa !!!

25 DIECI DISTORSIONI DI BASE NELLA RICERCA SPIRITUALE

Le seguenti 10 classificazioni non si intendono certo come assolute o definitive, ma possono essere uno strumento per rendersi consapevoli di alcune delle più comuni deviazioni in cui incorrono i ricercatori di sé e di fatto sono atteggiamenti trasmissibili:

1- Spiritualità Fast-Food: si mescolando la spiritualità con una cultura che celebra la velocità, il multitasking e la gratificazione istintiva il risultato è molto simile ad una Spiritualità Fast Food.  E’ un prodotto della fantasia comune e comprensibile secondo cui il sollievo dalla sofferenza della condizione umana può essere veloce e facile. Una cosa è chiara comunque: la trasformazione profonda non può essere  ottenuta con una soluzione rapida "pret a porter" o tampone o con delle "ricette".
2- Spiritualità d’imitazione: è la tendenza a parlare, vestirsi e comportarsi come immaginiamo farebbe una persona spirituale. E’ un tipo di imitazione spirituale che emula la realizzazione spirituale così come una fabbrica di  pelle di leopardo imita la vera pelle di un leopardo
3- Motivazioni confuse: sebbene il nostro desiderio di crescita sia genuino e puro, finisce spesso mischiato con motivazioni minori come il desiderio di essere amati, il desiderio di appartenenza, il bisogno di colmare i nostri vuoti, la credenza che il sentiero spirituale eliminerà la nostra sofferenza e ambizione spirituale, il desiderio di essere speciali, migliori di, essere “gli unici”.
4- Identificazione con le Esperienze Spirituali:  l’ego si identifica con le nostre esperienze spirituali ritenendole “le proprie”, e iniziamo a credere di incarnare intuizioni sorte in noi in certi periodi. Nella maggior parte dei casi non dura per sempre, sebbene tenda a durare più a lungo per quelli che ritengono di essere illuminati e/o fungono da insegnanti spirituali.
5- L’Ego Spiritualizzato: si produce quando la struttura della personalità egoica  diviene profondamente intrisa di concetti e idee spirituali. il risultato è una struttura egoica “anti-proiettile”. Quando l’ego diventa spiritualizzato siamo invulnerabili all’aiuto, a nuovi stimoli o a feedback construttivi. Diventiamo esseri umani impenetrabili e bloccati nella crescita spirituale, tutto nel nome della spiritualità.
6- Produzione di Massa di Insegnanti Spirituali: Ci sono diverse tradizioni spirituali trendy che producono persone convinte di essere ad un livello di illuminazione spirituale, o Maestria, che è ben al di là del loro reale livello. Questa malattia funziona un pò come un nastro trasportatore spirituale: metti su questo stato speciale, entra in questa bella esperienza, ottieni queste intuizioni, e — bam! — sei illuminato e pronto ad illuminare altri in modo simile. il problema non è che questi insegnanti insegnino, ma che rappresentino se stessi come maestri spirituali.
7- Orgoglio Spirituale: nasce quando il praticante, dopo anni di sforzi laboriosi ha effettivamente raggiunto un certo livello di saggezza e usa questo   traguardo per giustificare la chiusura verso un’ulteriore esperienza. Un sentimento di “superiorità spirituale” è un sintomo di questa malattia trasmessa spiritualmente. Si manifesta come una sottile sensazione del fatto che “Io sono migliore, più saggio e al di sopra degli altri perchè sono spirituale”. Rallenta di molto, se non blocca completamente la possibilità di scambio e di crescita.
8- Mente di Gruppo: Anche descritta come pensiero-di-gruppo, mentalità cultica o malattia dell’ashram, la mente di gruppo è un virus insidioso che contiene molti elementi della tradizionale co-dipendenza. Un gruppo spirituale sigla in modo inconscio e sottile degli accordi rispetto al modo corretto di pensare, di parlare, vestire e comportarsi. Individui e gruppi contagiati dalla “Mente di Gruppo” rigettano individui, atteggiamenti e circostanze che non si conformano alle regole, spesso non scritte, del gruppo. Quello che ne risulta è un blocco a un certo punto della ricerca che può anche involvere nel tempo.
9- Il Complesso dei Prescelti: Il Complesso dei Prescelti non è limitato agli Ebrei, anche se in loro è fortemente "strutturato" in una appartenenza per sangue. E’ comunque la credenza che “Il nostro gruppo è spiritualmente più evoluto, potente, illuminato e, per farla semplice, migliore di ogni altro”. C’è un’importante differenza tra il riconoscere di aver trovato il sentiero, l’insegnante o la comunità giusta per se stessi, e l’aver trovato L’Unico sentiero. Molti gruppi in giro, confessioni religiose ufficiali specialmente, ci sono dentro fino al collo.
10- Il Virus Mortale: “Sono arrivato”. Questa patologia è così potente da essere terminale e mortale per la nostra evoluzione spirituale. E’ la credenza che “Io sono arrivato” all’obiettivo ultimo del sentiero spirituale. Il nostro progresso termina nel momento in cui questa credenza si cristallizza nella nostra psiche perchè appena cominciamo a credere di aver raggiunto la fine del sentiero cessa ogni crescita ulteriore. Non solo.... cessa il contatto vivo e continuamente rigenerante con la nostra essenza.

Rielaborato da me dal testo amatorialmente tradotto in italiano da “10 spiritually transmitted deseases” di Mariana Caplan. L’articolo originario è un adattamento da Eyes Wide Open: Cultivating Discernment on the Spiritual path.Next quote » Autori:Gilles Farcet, Jack Kornfield, Kabat Zinn, Mariana Caplan, Matthieu Ricard,Pietro Trabucchi. Tecniche di Meditazione-Blogroll     Forum Buddhismo Italia-InnerNet      Meditare.itRitiri di meditazione vipassana  Copyright © La Meditazione 2009–2013

24 IL MASSAGGIO KASHMIRO, IL MASSAGGIO MEDITATIVO

Conosco un po' di alcune tecniche di massaggio: Ajurveda,  Do-In, un po' di Shiatsu,  Reiki e vari tipi di massaggio occidentale; ho appreso alcuni elementi fondamentali di chiropratica e vaghe nozioni di cranio sacrale. Ho incontrato piacevolmente il massaggio Tantsu , ho fatto la formazione bese e il primo anno di Watsu , che amo tantissimo ma soprattutto adoro il massaggio meditativo o massaggio Kashmiro con il quale ho fatto 3 formazioni , una in Belgio e due in Italia e continuo ininterrottamente a praticarlo da oltre 14 anni.

Il massaggio è un elemento molto importante per il recupero della salute del corpo, della sensibilità delle varie parti, dell’ equilibrio e della riattivazione energetica e fisiologica emozionale e sensoriale. 
Esso può diventare una vera e propria esplorazione e contatto profondo dell’ anima,  una forma di meditazione a due dove non c'è piu' nessuno che "fa" ma una relazione vivente e vivificante entrambi che si stabilisce. 
La pratica del massaggio kashmiroè una forma di meditazione profonda intensa coinvolgente totalmente, si pratica con l'ascolto di sé nella relazione sensoriale ed emotiva con un' altra persona, esso è un modo diretto per accedere al proprio inconscio e contattare gli strati profondi del nostro essere per risolverli in una esperienza di non dualità.

Il massaggio è anche terapeutico ed ha spesso la stessa funzione di una holding, di una immersione nelle proprie debolezze e nei propri aspetti più autentici e potenti. 
Il contatto ha il grande merito di far emergere situazioni di sofferenza, carenza affettiva, problemi relazionali ed energetiche di ogni genere e guarire, attraverso la non intenzionalità e la presenza accogliente e rispettosa, 
da situazioni che avrebbero estrema difficoltà di essere anche solo riconosciute.

Tale pratica ha come risultato la più rapida integrazione delle problematiche individuali per un più completo accesso agli stati meditativi ed alla esperienza della unità corpo-mente, arrivando a sperimentare una grande apertura del cuore.

Quando il siamo liberi da ego, da manas, non siamo disturbati dalle latenze inconsce, ci immergiamo spontaneamente nella Coscienza.  Nei rapporti blocchiamo, sciupiamo molto, tutto, per queste strategie. 
Solo se siamo totalmente presenti, privi di proiezioni, aspettative, desideri condizionati è possibile un vero rapporto di rispetto con l' altro.

Il massaggio meditativo è una pratica estremamente delicata e potente, si svolge in un ambiente protetto,  sotto il diretto controllo dell’ insegnante  ed è riservato alle persone che hanno già compiuto un buon percorso di integrazione di sé. 

23 UNA RIFLESSIONE SOCIOLOGICA INTERESSANTE...

<<…Le nuove idee che circolavano, soprattutto nell’ universo giovanile ed in certi ambienti intellettuali culturali e politici degli anni 60, con un bisogno diffuso di maggior libertà e spontaneità, giustizia sociale, pace, non violenza ecc…, dettero vita  a quel grandioso e controverso processo di mutamento socioculturale noto come controcultura degli anni ’60.
Nel corso degli anni ’80 questa spinta rivoluzionaria apparve però rallentare fino a fermarsi e addirittura retrocedere… In realtà la rivoluzione è rimasta sempre viva ma si è spostata in un territorio meno visibile, meno sociale, piu’ sotterraneo: il singolo individuo, la sua mente, la sua psiche, la sua coscienza.
Si tratta di un percorso altrettanto rivoluzionario di quello attuato negli anni ’60 o ’70 ma che non va piu’ in una direzione di una rivoluzione sociale attuata attraverso movimenti collettivi di piazza ma punta prima ad una rivoluzione interiore, mediante un serio lavoro di autoconsapevolezza e crescita personale.
Alcuni giudicano la scelta di impegnarsi al cambiamento di se’ stessi , a crescere, a valorizzarsi come individui, come una sorta di ritirata, di chiusura egoistica e asociale nel proprio guscio, una sorta di fuga dalla realtà…
In realtà il motivo per cui questo tipo di cultura ( oggi emergente) respinge la via del cambiare la società dall’ alto con leggi e norme morali ( anche perché che storicamente si è rivelata inefficace ) e tenta quindi di giungere ad obbiettivi analoghi attraverso un’ altra strada: quella della evoluzione dal basso, incrementando il livello di consapevolezza e responsabilità dei singoli.
L’ approccio è più pedagogico che politico, secondo una impostazione che non si rivolge però solo ai bambini, ma in primo luogo agli adulti. L’ idea di fondo è di educare gli adulti ad essere realmente se’ stessi, a pensare con la propria testa, a liberarsi da quei condizionamenti e vincoli socioculturali che limitano ingiustamente il fiorire della propria individualità e la possibilità di intessere relazioni creative, fluide e reciprocamente soddisfacenti con gli altri esseri umani.
E questa educazione degli adulti è soprattutto una auto-educazione che si svolge inizialmente attraverso la lettura di libri e /o la partecipazione a seminari volti a trasmetterne le basi, i principi e i metodi,  poi con un lavoro personale del singolo che deve operare la sua individuale rielaborazione e sintesi di quanto appreso e trasferire gradualmente nella dimensione della vita quotidiana… >>
Liberamente tratto da “E.Cheli-l’età del risveglio interiore”

22 SARDEGNA

Un posto al mondo dove mi è sempre leggero andare….un posto dove facilmente ritrovo il contatto con il mio essere primitivo e selvaggio e anche con la parte di me piu’ luminosa e aperta…. Un posto dove, lo confesso, ho sempre sognato di vivere, forse come compensazione ai momenti di sconforto e difficoltà della vita. Un posto di memorie antichissime che mi ricorda quanto duro e difficile doveva essere il vivere nel passato ....e quanta bellezza ci attornia comunque
. Un posto dove ho molti cari amici cui voglio bene e che rivedo sempre molto volentieri.

21 LO YOGA CHE INSEGNO

Spesso mi chiedono che tipo di yoga insegno: ( domanda un po' scolastica e intellettuale, spesso proveniente da questo tipo di approccio...),  io posso solamente dire che la ricerca è mia,  è la mia strada, senza alcun  modello, senza alcun maestro da mettere su di un piedistallo, non c'è nessun "ismo" né tradizione per la quale essere pronti a tutto: non c’ è nessun punto di partenza perché non c’ è che il qui ed ora e la mia particolare ed unica risposta del momento, nessun orizzonte di riferimento ma solo l’ emergere del se’ spontaneo in ogni atto anche banale. Non mi sento di dovere piu’ asserire alcun che di particolare perché ho solo da imparare, tutto da tutto e tutti.                 Un maestro disse una volta : " non posso perdere nulla perché non ho da difendere nulla".  Così ci sono solo compagni di strada e tante persone sofferenti e amici con cui immergersi e "essere pienamente in " questo stupendo gioco della vita.
Devo rilevare che c'è nell' ambiente Yoga in genere una grande rigidità, data anche dalla “canonizzazione” delle asana e delle posture, dalla grandezza di una tradizione che , appresa da una persona che non ha esperienza in proposito o sicurezza in se' sufficienti finisce con schiacciare ogni sua originalità e ogni sua vitalita' creativa imprigionandola in dei modelli che finiscono per essere solo nuove uniformi o rituali rassicuranti ma non piu' liberatori, ma solo "allevianti" o "fuorvianti" da certi tipi di tensioni o di paure.   D' altra parte c'è nella via tantrica che percorriamo  una grande libertà e ricerca della spontaneità e naturalezza ma mi sono convinto  che solo per grandi personalità, intelligenze, sensibilità è possibile un cammino di liberazione privo dell' elemento rituale e "rassicurante" della pratica formale e quotidiana.  Sulla mia esperienza, sento la necessità della compresenza di entrambe queste modalità di ricerca, da dosare a seconda delle differenti qualità e livello del ricercatore.
Nel mio lavoro personale e di insegnante , introduco sia momenti di lavoro privo assolutamente di "schemi" di riferimento, in cui "svuoto i cassetti"  e tiro fuori "materiale" e lo osservo o lo faccio osservare,  dove c' è anche la dimensione dell' aspetto relazionale, (tanto  ricca e stimolante per la ricerca..), sia momenti in cui agisco una pratica piu' classica, in modo individuale, ripetitivo, canonico: ( posture classiche, vipassana, sequenze ecc.. ). La forza acquisita in una modalità di lavoro  arricchisce l' altra e viceversa !!  Il secondo lavoro è piu' facile per certi aspetti, piu' difficile per altri, il primo richiede grande maturità ed esperienza, è piu' facile per gli aspetti corporei, ma vi sono altro genere di difficoltà, specie nel gestire le emozioni e situazioni difficili che emergono piu' frequentemente.
Altra cosa cui voglio  almeno accennare è la importanza di avere preliminarmente risolto alcuni problemi di tipo psicologico che a volte né la sola pratica dello Yoga, né quella del Tantra, né forse altro di simile, possono risolvere  se non trattandoli specificamente ( ad esempio con un lavoro specifico di qualche genere oppure con un terapista formato e bravo che dall' esterno puo' dare una modalità di osservarli senza condizionare in letture preconcette o comunque semplificative) .   Alcune volte consiglio ad alcuni allievi un periodo di analisi prima di oppure a fianco di un lavoro yoga, questo puo' essere molto utile e "accorciare" il molto tempo sprecato a risolvere certi passaggi o a sanare certe ferite emozionali ed anche in questo caso le due modalità di ricerca, se fatte seriamente sono reciprocamente esaltanti. Va da se’ che anche un solo lavoro di tipo psicologico analitico o simile senza che vi sia un approfondimento corporeo e meditativo ha grossi limiti e non puo’ portare a liberarsi  fino in fondo  dalla “sudditanza” al mentale .
Una  grande importanza assume quella di apprendere a fare della propria quotidianeità  pratica continua… trovando che lo yoga è ovunque e dentro ogni cosa:  il lavoro nelle "palestre" assume così una valenza completamente diversa e realmente trasformatrice ! Il Tantrismo è fondamentalmente questo: portare la pratica, questa pratica personale, in ogni momento della vita, fare di tutta la vita un sacro lavoro di presenza.

20 PENSIERI, SOLO IN PARTE RUBATI, SULL' ARTE (terza parte)

La bellezza delle cose esiste solo
nella mente che le contempla. (David Hume)
La bellezza è negli occhi di chi guarda..... (proverbio cinese)

Per comprendere più a fondo certi fenomeni naturali nella loro realtà,
occorre spostare l' attenzione dagli oggetti in se’ ,
alle relazioni fra quegli oggetti..... (Gregory Bateson)

L' arte, per esistere, deve esistere prima di tutto come stato di coscienza in chi crea.

L' arte ci spinge a guardare in modo nuovo, ad un guardare diverso, ad un uso esteso del sentire e toccare, ad entrare in empatia ed in contatto… è come andare a recuperare cose che abbiamo lasciato con la nostra infanzia…

L'arte ci fa ridimensionare l'uso prevalente del pensare sul sentire:
pensare è avere,
sentire è essere !
L'arte ci spinge ad essere
ed essere è una dimensione in cui scompare la divisione fra io e te, fra oggetto e soggetto, fra opera e artista, fra opera e osservatore.

L' arte è mettersi in contatto con lo sconosciuto, l' ignoto, la meraviglia, il vedere nuovi mondi e nuovi modi di vedere il mondo......
Non è tanto vedere cose nuove ….
ma imparare a vedere con occhi nuovi.....!
L' arte è insieme comunicazione, relazione ed emozione ...quando queste tre cose funzionano c'è arte c'è essere,  c'è crescita, c'è apprendimento, c'è evoluzione, comprensione, …magia della vita.

L' arte è una porta verso noi stessi e un altro sguardo sul mondo…
“Slacciate le cinture di sicurezza della razionalità e risvegliate il fanciullino emotivo”,
senza di lui nessuna arte si manifesta.

Il vedere non è un guardare degli occhi ma un’attività che coinvolge tutto il movimento del corpo, il modo in cui ci si può disporre all’ascolto con tutto il proprio essere, attraverso una serie di esperienze dirette in cui colui che conosce è aiutato ad entrare in relazione profonda con l’oggetto di conoscenza, facendo di ogni momento di apprendimento un’opportunità di crescita.

Per vedere l' arte ci vogliono coraggio e umilta':
il coraggio di andare oltre i propri limiti
e l' umiltà di vederli come tali...

Ogni quadro ha un suo carattere, una sua energia, crea delle relazioni possibili con lo spazio e con l’ osservatore che si imbevono di questa energia.

Ogni quadro è una sintesi un punto di focalizzazione,
una stazione,
un “turning point”: …..
un arrivo, da cui si parte  verso nuovi orizzonti.
n quadro è infondo come incontrare un essere vivente, icona di se’ stesso, sintesi di un percorso , di tanti dubbi, sofferenze, gioie, aspirazioni desideri: ogni volta unico e irripetibile,
….mai due volte lo stesso.

Incontrare un quadro è infondo come incontrare un essere vivente, icona di se’ stesso, sintesi di un percorso , di tanti dubbi, sofferenze, gioie, aspirazioni desideri: ogni volta unico e irripetibile,
….mai due volte lo stesso.

Leggere un quadro è leggere in profondità l’ autore, entrare in grande intimità con lui…….
quando lasciamo una mostra abbiamo arricchito il nostro bagaglio di vita nel contatto con un’ anima che non ci sarà più estranea….
ntro :
Davanti a un quadro incontro :
un canto,
una musica,
una danza,
tanti gesti, spazi, suoni, silenzi, pause, emozioni, poetiche,
visioni,
sensibilità,
possibilità nuove di sentire, vedere, toccare…
sto quadro “mi piace” perché mi porta alcune conferme; questo invece “non mi piace” semplicemente perché mi spinge ad rivedere cose con le quali da
Questo quadro “mi piace” perché mi porta alcune conferme;
questo invece “non mi piace” semplicemente perché mi spinge ad rivedere cose con le quali da tempo ho chiuso ogni dialogo…

Solo superando il dualismo “mi piace-non mi piace”,
inevitabile in partenza,
è possibile uscire dal giudizio e vivere l’ arte empaticamente,
assorbirne i contenuti e le valenze che sono prevalentemente non mentali.
Dove esiste qualcuno capace di ciò ?......Cerca nel respiro, nel tuo stesso sentire è la risposta !

.... solo se esiste un osservatore capace di cogliere la bellezza della vita dove normalmente gli altri non la vedono.
Un urlo fastidioso in un pullman, una foglia secca avvizzita appoggiata sopra un manto nevoso,
… queste sono immagini poetiche ?
.... solo se esiste un osservatore capace di cogliere la bellezza della vita dove normalmente gli altri non la vedono.

Anche l’ arte è espressione della ricerca più elevata dell’ uomo:
la ricerca dell’ infinito nel finito ,
del senza limite nel limitato.
In ogni quadro c’è una parte di te. Riesci a vederla ? Riesci ad accettarla? Riesci a dialogare con lei?
 …Solo se ti porrai nell’ infinito sarai in grado di farlo!

Sai vedere con le orecchie, con la pelle, con le dita ?
Sai gustare con il naso?
Sai sentire e toccare con gli occhi ?
….L’ arte può insegnarti come fare !

Allora, se vedo uno “stronzolo” qualunque con gli occhi d’ artista
quello “stronzolo” diventa arte:  non è vero?
….E’ vero solo se il  mio vedere è comunicato :
 l’ arte è relazione, che contiene anche questo vedere.

19 ANCORA SULL'ARTE (seconda parte)

Un artista vero non ha certo bisogno di sentirsi raccontare da altri niente circa il suo rapporto con l’ opera, in genere questo è per lui un rapporto  totale, pieno, vitale, energico, emozionante: è proprio questo ciò che lo spinge ad essere tale.
Il pubblico, i fruitori delle opere, anche se non sempre, si pongono davanti all’ arte in maniera mediata dalla cultura, dalla loro formazione scolastica , culturale, mediatica, dalle loro abitudini di essere,  di interpretare, di concettualizzare, classificare, tradurre, proprie anche dei limiti storici e sociali. Ciò non è un male di per se’, ma è solo uno degli elementi del nostro possibile rapporto con l’ arte e questo, da solo, non sempre ci permette di coglierne il suo linguaggio più profondo che in piccola parte.
L’ arte visiva è un linguaggio specifico che ci parla, prima di ogni mediazione mentale e culturale,  è un linguaggio pre-mentale, oltre-mentale, che comunica direttamente analogamente al  modo con cui comunicano i sogni, la musica, la danza.  L’ uomo possiede una enorme possibilità e ricchezza di linguaggi.
L’ arte ha un linguaggio diretto, pre-conscio, da corpo a corpo, da energia fissata a energia, da emozione fissata a emozione, da silenzio a silenzio, da ritmo, urlo, armonia,  al nostro spazio interiore, in maniera diretta e non mediata. E’ a questa parte dell’ approccio all’ opera che ci proponiamo di aprirci maggiormente.
Vogliamo esplorare le condizioni nelle quali  è possibile che questo linguaggio specifico, ben oltre gli aspetti culturali e scolastici e mentali,  comunque utili e irrinunciabili,  possa essere maggiormente recepito al fine di arrivare a vivere l’ opera d’ arte  in maniera emozionante, vitale, forte, profonda, trasformante, come è per un vero artista.
Questo in fondo è un approccio olistico, dove ogni parte di noi è attivata e contribuisce ad un ascolto ed una risonanza  che, come in un linguaggio  empatico assorbe l’ energia dell’ opera e la fa risuonare in uno spazio interno  corporeo, mentale , emozionale e sopra-mentale fatti, prima di ogni altra cosa,  di vuoto e silenzio perché non c’ è ascolto possibile, se non sparisce l’ ascoltatore.

18 A MIO PADRE E MIA MADRE


Quando muore una persona cara si fa grande silenzio….
Non ci sono mai parole abbastanza grandi,
abbastanza capaci di esprimere un mondo di affetti
di debolezze, speranze, esperienze, sofferenze, gioie….
Una storia intera, come tutte le altre storie, infondo comuni,
ma sempre uniche e così importanti per le persone vicine…

A chi rimane restano brandelli di memoria , pezzi di storie,
sempre incompleti, il senso di qualcosa di prezioso
che è perduto, ma che continua in altre forme…
Ai figli resta la naturalezza di essere adesso loro, i padri e le madri,
i testimoni viventi di una storia che dura da mille e mille generazioni …
Si possono dire tante altre cose....
la piu' alta fra tutte è la meno facile da comprendere
di certo questa è la piu' rara, bella e difficile da incontrare:

Il Saggio Tung Men Wu, vissuto a Wei,non si afflisse quando suo figlio morì.       Sua moglie gli disse:"Nessuno al mondo amava il proprio figlio quanto te,...
perchè non ti affliggi ora che è morto?"   Egli rispose: "Non ho mai avuto figli, e quando non ne avevo
non mi affliggevo....  Ora che è morto tutto è come prima, quando non avevo alcun figlio.
Perchè dovrei affliggermi ora ?"

Ringraziamo tutte le persone che ci sono state vicine.
La regina Genny è ora accanto al suo re,
il nostro caro Mario,
e riposano insieme nella luce dei nostri cuori...
Grazie, grazie, grazie a loro di essere vissuti,
di averlo fatto anche, in ogni modo, per tutti noi.

Guido e Marco

17 VIJNASA KRAMA : COME IMPOSTARE UNA SEDUTA DI YOGA O DI PRATICA QUALUNQUE



Esiste una curva di sviluppo delle cose, che ritroviamo frequentemente in molte  manifestazioni naturali o dell’ uomo in quanto essere vivente appartenente alla natura che in India è stata chiamata , applicandola alla pratica dello yoga VIJNASA KRAMA. Il primo che probabilmente ha scritto su questo è stato Desikashar, maestro di un mio maestro.  Questa curva rappresenta il modo  frequente in cui le cose della vita nascono, crescono, risplendono, sfioriscono piano piano e muoiono, come una pianta, una persona, il sole nel cielo, un temporale ecc.… .  L’ idea della frequenza e naturalità della cosa e più che altro la risonanza diversa che questo modo di lavorare aveva su di se’ ha portato a sistematizzare nello Yoga dell’ Energia, e in alcuni altri tipi di Yoga questo metodo di lavoro.
Vijnasa-Krama è molto semplice: applicare alla seduta di pratica questa legge naturale in modo da rendere la seduta , essa stessa, il piu’ naturale e armoniosa possibile proprio in quanto conforme alle leggi che regolano l’ universo intero.  
Le fasi sono diverse in diverse tradizioni, vi è un forma di Vijnasa-Krama implicita anche nella danza dei 5 ritmi di Gabrielle Roth per citare un esempio qualunque, mentre nello yoga di Desikashar le fasi sono 4 mi pare. Nello Yoga dell’ energia, dove questo elemento è  considerato con molta attenzione,  le fasi sono 7 e è ad esso che faccio riferimento perché è il modello più raffinato che personalmente ho incontrato e cui ancora oggi , dopo 30 anni di insegnamento spesso attingo anche senza accorgermene.
QUESTE 7  FASI SONO : 
1-sas d’entrée
2-préparation generale
3-préparation specifique
4-thème
5-observation des effects
6-complementaire
7-sas de sortie
E SONO RIFERIBILI ALLA SEGUENTE CURVA TIPOLOGICA:

e dove anche intuitivamente si capisce che:

1-SAS D’ENTRÉE rappresenta il momento introduttivo di passaggio, dalla attività normale della giornata, alla pratica scelta, un momento in genere di interiorizzazione, di ascolto del respiro, delle sensazioni nel corpo, dei movimenti rallentati, consapevoli, il recupero di una certa centratura, calma e interiorizzazione che consentano di affrontare la pratica successiva nel migliore dei modi;
2-PRÉPARATION GENERALE rappresenta il necessario lavoro preparatorio generale, ogni yoga non è mai una parte e quindi è sempre necessaria una attivazione totale, fisica, respiratoria, energetica, mentale, sovra mentale, senza entrare in niente di specifico che attui comunque una forma di preparazione per ogni possibilità e inizia a creare una apertura più profonda e una disponibilità globale in tutto il corpo/mente
3-PRÉPARATION SPECIFIQUE si svolge in dipendenza di quello che è stato scelto come tema della seduta o del lavoro in genere e la preparazione, progressiva e più completa possibile di solito puo’ consistere nella realizzazione parziale del lavoro sotto i suoi vari aspetti implicati, o nella realizzazione di esercizi che favoriscano la realizzazione successiva sotto singoli o plurimi aspetti e di vario livello, se il tema è di tipo spirituale non è detto che tutta la preparazione specifica lo sia e viceversa se è di tipo “fisico” non è detto che tutta la preparazione sia solo di tipo “fisico”
4-THÈME il tema è l’ oggetto che si vuole approfondire nel lavoro, può essere una singola postura o una intera classe di posture attraverso una o più di esse rappresentative, può essere un tipo di pranayama, di mudra o bandha, un tipo particolare di meditazione o tema più generale quale ad esempio la assenza di giudizio, la non interferenza, la carità o compassione ecc… ogni tema ha un suo particolare modo di poter essere affrontato e infinita  può essere la creatività dell’ insegnante nel proporlo o nello studente nello svilupparlo da solo.
5-OBSERVATION DES EFFECTS è il momento , in genere di riposo, nel quale si lasciano decantare gli effetti del lavoro e li si osserva con grande apertura e accettazione, sia negli elementi vissuti come positivi che in quelli vissuti come negativi, l’ osservazione è tanto più profonda e interessante quando si pone senza giudizi e senza alcun filtro e solo dove la curiosità  e la presenza sono le dimensioni  prevalenti.
6-COMPLEMENTAIRE Ogni tema è un affrontare il mondo da un punto di vista parziale, anche se fosse uno stato essenziale ce ne è sempre uno o più ad esso complementari, così in genere ogni pratica sviluppata ha la necessità della entrata in no dei suoi aspetti complementari, che non vuol dire opposti ma necessari per ritrovare il senso di un perfetto equilibrio e centratura e preparare anche ad un ritorno alla normalità con una sensibilità “rotonda” , sviluppata cioè su tutti i livelli possibili. A livello fisico cio’ si attua  con posizioni tese ad alleviare la fatica o riequilibrare o compensare gli effetti negativi delle posizioni sviluppate durante il lavoro tutto.
7-SAS DE SORTIE  è l’uscita graduale dalla pratica alla vita di tutti i giorni con una nuova ed elevata presenza apertura e consapevolezza, ma con una discesa allo stato di veglia ben realizzato, lucido e vigile, un ritorno alla presenza nel corpo ben sveglio e attivo, reattivo.  I sensi aperti la consapevolezza ben attivata anche nell’ intorno del corpo e su piani concreti. La nostra pratica antinfortunistica dello yoga è anche qui.
Questo modello non è necessariamente in opposizione con altri modelli e può essere composto con alcuni di essi, ad esempio con l’utilizzo di almeno una classe di posizioni per ciascuna seduta , o simili.
Questo modello è applicabile ad un solo esercizio, ad una sola seduta di una o due ore, ad un ritiro di qualche giorno, al programma di un anno di corso, al lavoro di una vita….
Quando lo si mette in pratica si scopre che era già lì che ci aspettava…. La sua naturalezza è inscritta nelle nostre cellule e nella nostra anima e facilità pratiche corrette ed il contatto più armonico e profondo con noi stessi.  All’ inizio, per imparare si fa con carta e penna , dopo qualche tempo viene da se’.

16 IL GIUDICE E LE PRATICHE SPIRITUALI

Il giudice nella pratica dello yoga può non essere visto molto, e la sua entrata in campo sfuggire alla percezione immediata:  in ogni pratica dove ci sono modelli e norme più o meno rigide da applicare, il giudice trova un terreno fertile per dominare completamente il mentale e l’ emozionale delle persone coinvolte.  In genere  più elementi di rigidità sono presenti più il giudice facilmente controlla la situazione.
Ecco che lo yoga maggiormente conosciuto e  diffuso, l’ Ha-Tha Yoga, diventa spesso la pratica scelta o preferita dei tipi dominati dal superego e per i quali la relazione con esso è un tema centrale della vita .
Il culto, la perfezione del corpo o anche dello spirito è sottilmente nascosto dietro la pratica dello yoga, un corpo perfetto, uno spirito eccelso, questi canoni  di perfezione diventano nuovi modelli da assumere da parte di un nuovo giudice, che diventa semplicemente più raffinato nella sua attività distruttiva della crescita reale, perché si confonde meglio con i contenuti e i valori di un ambiente positivo perché  salutistico o spirituale, e i valori della sopravvivenza si spostano ad un tipo diverso di valori, solo si è immersi in un mondo particolare, percepito come più evoluto.
E’ vero tuttavia che una pratica che si basa sull’ ascolto del corpo e sull’ apprendimento dello stare a contatto con la sensazione di tutto il corpo nel quotidiano da forza e sostegno a qualunque tipo di riconoscimento dell’ attività del giudice  e da forza a qualunque pratica di allontanamento dal  giudizio interiore. Molto dipende dalla validità,  dalla profondità e criticità dell’ insegnamento che viene dato o ricevuto.
Mentre quello che spesso succede è che nelle pratiche libere, in genere afferenti all’ ambiente tantrico, dove ci riferisce ad una guida organismica interiore,  dove “si esce  allo scoperto” per il superamento continuo dei limiti del conosciuto nei gesti, nelle espressioni, nelle emozioni, ecc. … nella espressione di se’, si è posti continuamente a confronto e riconoscimento immediato di questo tipo di sabotaggio interno  e si è spinti a vincerlo per la stessa natura della pratica. Qui magari esso si manifesta recidivamente nella forma più subdola e sottile, femminile, come malessere, vertigine, mal di testa, indisposizione fisica di ogni tipo.
Anche qui vi è il rischio, che valuto meno frequente e minore, di creare sottilmente una scala di valori, quindi di giudizi,  afferenti l’ uomo libero dai tabù, libero dalle vergogne, libero nella espressione, libero nel desiderio, libero dai legami ecc.…non si scappa....è un tema con il quale si è chiamati a confrontarsi in ogni modo.

15 YOGA E RICERCA SPIRITUALE IN OCCIDENTE

La pratica dello yoga può essere un potente mezzo di equilibrio, di acquisizione e mantenimento della salute fisica, energetica, emozionale, mentale e “metamentale”.  Essa può essere molto utile nel processo  di conoscenza di se’ , di evoluzione spirituale, di radicamento del sentire nel corpo,  con tutti i vantaggi che ciò può portare, sia a livello psichico che globale. Oggi lo yoga ha assunto infinite forme e modalità di proporsi e di essere praticato: dalle danze di ogni tipo, a massaggi di ogni genere, vi sono pratiche e  meditazioni dinamiche o statiche di mille forme e tradizioni; ogni giorno se ne conoscono di nuove che si riferiscono o a un nuovo “guru” del lontano Oriente o a un nuovo maestro o una nuova scuola o nuova moda  occidentali. Sempre più  esso si affianca ad altri saperi ed esperienze, in uno scambio proficuo che giova ad entrambi, specie nel settore delle conoscenze psicologiche ed antropologiche.  Nel contempo migliora la conoscenza dei testi originali e gli scambi e le esperienze  e gli insegnamenti si infittiscono ad ogni livello. Grazie a cio’ e per cio’ ormai  molti grandi maestri  sono assolutamente e completamente  occidentali , come forse  lo erano già molti guru indiani del passato che si erano in parte formati nelle universita’ inglesi e americane.  L’ esperienza trascendente in occidente è stata ormai pienamente recuperata  e sempre meno abbiamo  bisogno del mito dell”India” mentre  si assiste al fenomeno di un oriente che si sta modernizzando rapidamente.  La civilta’ orientale, dove lo yoga si è sviluppato, al pari delle altre civiltà, era ed ancora forse lo è, una civilta’ dove non c’era uno sviluppo della libertà e del senso individuale che abbiamo in occidente. Con i suoi pregi e difetti, questo è pur sempre un livello maggiore di evoluzione psicologica e per il quale gli strumenti dell’ oriente si sono dimostrati insufficienti e capaci di far evolvere realmente solo una piccolissima e ristrettissima cerchia di persone  a causa delle nevrosi e psicosi che inevitabilmente accompagnano lo sviluppo della coscienza individuale e cui la civiltà pre-personale indiana non era attrezzata a far fronte.
Oggi in occidente stiamo elaborando proprio questo: la strada spirituale è vista come qualcosa che ha a che fare con una risoluzione preliminare o contestuale dei propri problemi e conflitti personali insieme e non separata dalle pratiche spirituali tradizionali, le stesse peraltro hanno cambiato sapore, per assumere toni meno fideistici, meno criptici e rituali, piu’ semplici e contestuali , laici , scientifici , liberi, senza perdere in profondità, esperienza e  conoscenza, senza tradire le essenze delle grandi conoscenze ed esperienze dei maestri di ogni tempo. Si stanno sviluppando scuole che si attrezzano in modi molto vari ed articolati e il fenomeno sta assumendo dimensioni vaste, tanto da essere ormai vicini ad una massa critica di individui maggiormente consapevoli o di cosiddetti  “creativi culturali”, trasversale alle ideologie ed alle classi sociali, che influenza sempre più i destini del mondo, per adesso con risultati limitati, ma forse nel futuro non lontano potremo iniziare a vedere cambiamenti  consistenti.

14 SULLA VULNERABILITA'...


La vulnerabilità è cio’ che ci riconnette con la vita. La vulnerabilità è cio’ che permette in intimità con gli altri e con il mondo perché accettando la nostra vulnerabilita’ accettiamo quella degli altri ( e viceversa)  e così possiamo accedere alla verita’, alla condivisione, alla compassione, all’ amore vero per noi stessi e per gli altri. Alla nudità dell' anima.
Solo chi è in contatto con la propria vulnerabilità’ ed ha il coraggio di viverla ed esporla e comunicarla agli altri è veramente forte , mentre chi la protegge in realtà è un pauroso ed un debole prigioniero emotivo che vive compulsivamente in difesa delle proprie sicurezze.

La vulnerabilità entra in gioco in ogni chakra , ad ogni livello in modo diverso:
In MULADHARA (plesso coccigeo) accettiamo  la limitatezza del corpo, le sue necessità in termini di vita e bisogni concreti per la salute, di riposo, il bisogno del gioco come elemento fondamentale di scoperta e di vita ;
Su  SVADISTHANA ( plesso pubico) accettiamo la nostra ombra e l’ esistenza delle  nostre paure, ansie, storia, limiti emozionali, la nostra  parte femminile/ maschile inconscia, accettiamo il nostro “karma” passato come punto di partenza della situazione esistenziale;
Su MANIPURA (plesso solare)accettiamo la nostra impotenza, le proprie incapacità di trasformare le cose e di arrendersi alle situazioni che non possiamo cambiare, le nostre insicurezze e instabilità, la limitatezza della nostra volontà, forza, capacità di agire nel mondo;
Su ANAHATA (plesso cardiaco)accettiamo i nostri limiti nel dare amore e dare disponibilità, i nostri  limiti affettivi , accettiamo la nostra limitata capacità di intimità, accettare i limiti degli altri e accoglierli, avere profonda compassione di sé;
Su VISHUDDI (plesso tiroideo)accettiamo la nostra limitazione nel comunicare, nello scegliere, nell’ essere autentici e puri, incapaci di orientamento, discernimento , accettiamo il nostro bisogno di controllo e di surrogati;
Su AJNA (ghiandola pineale)accettiamo i nostri limiti di visione, di sintesi, di comprensione ,  ironizziamo sul nostro desiderio di onnipotenza, di comando, di potere sugli altri , accettiamo i nostri  limiti di visione, di comprensione, di integrazione;
Su SAHASRARA (fontanella) accettiamo di avere limiti, di avere bisogno di sicurezze, di avere bisogno di strutture, idee, riferimenti, appoggi, sostegno.
Accettare la nostra  vulnerabilità apre lo spazio del cuore, accogliamo finalmente i nostri limiti, cessiamo di odiarci, ci sentiamo parte della umanità intera', fratelli dei nostri fratelli, uniti al creato, delicati e intimi con tutto, questo ci rende in realtà fortissimi e realmente davvero invulnerabili...!

13 PERCHE' MEDITARE ?

-  La nostra esperienza non sorge liberamente. Interveniamo sulla sua spontaneità,  percependola attraverso le credenze e concezioni accumulate.

-    Le nostre esperienze sono specificamente modellate da un sottile processo subliminale, dall'incessante attività del pensiero, dei ricordi e delle reazioni basate su informazioni del passato.

-    In ogni interazione con un' altra persona, imponiamo all' esperienza l'immagine di quel che siamo, un'immagine dell'altra persona e una particolare sfumatura sensoriale al rapporto. Ne deriva un'esperienza della realtà che, almeno in parte, è creata da condizionamenti passati.

-    Non percepiamo la nostra attività come interferenza perché non stiamo esplicitamente rifiutando un'esperienza particolare. Ma stiamo in realtà rifiutando la spontaneità delle esperienze che sorgono. È proprio questa la difficoltà nell' essere dove siamo: proviamo a indirizzare l'esperienza. Ma qui non stiamo soltanto provando a farlo, la stiamo veramente indirizzando.  Le conferiamo una forma guardandola attraverso la lente del passato. Essa è in parte modellata dal suo sorgere attraverso i filtri di un sapere passato.

-    Si tratta di un'attività interna molto sottile, difficile da osservare  perché è un processo mentale quasi continuo, subliminale e inconscio, composto da numerose parti: ricordi, immaginazioni, imposizione di particolari forme o immagini, filtri, proiezioni e una miriade di altre operazioni mentali ed emotive.

È evidente quindi che creiamo continuamente l'esperienza, invece di lasciare che sia se stessa, che sorga libera, spontanea. Tutta la nostra esperienza egoica è perciò un'intrinseca interferenza coi fatti del momento  attuale.

Come possiamo muoverci verso la comprensione trasparente dell'esperienza, verso chi e cosa siamo davvero?

-    Quando facciamo esperienza di un evento o un'interazione, reagiamo di solito a ciò che riteniamo stia accadendo (manifestazioni secondarie). Ciò comporta giudizi, resistenze, negazioni, manipolazioni, eccetera.

-    Se siamo in grado di arrestare l'interferenza, ci rendiamo maggiormente conto di quel che sorge davvero (manifestazione primaria), cominciando a comprenderlo. Vediamo che non è un'esperienza piena e immediata dell' adesso. Riconosciamo una miriade di veli stratificati, che la rendono non del tutto tangibile, viva e immediata.

-    Crediamo di essere dove siamo, mentre in realtà siamo impegnati in un' attività interiore, che all'inizio non è affatto palese. Siamo inconsciamente scollegati, dissociati dal nostro Essere, oppure abbiamo una sensazione di distacco, ma non riteniamo di essere noi a causarlo.

-    Se rimaniamo presenti all'esperienza attuale e non la combattiamo, essa comincerà a rivelarsi e inizieremo a vedere come la mente attua le sue interferenze.

-    Constatando l'implicazione delle nostre idee e credenze, scorgeremo la qualità mentale della nostra esperienza, il suo vuoto e la sua carente realtà.

-    Sovrapponiamo al momento attuale ciò che riteniamo di essere. In altre parole, ogni volta che accade una cosa, reagiamo in un certo modo, in base a determinate proiezioni del passato che ci rendono adesso una certa persona.

-    Allorché ci saranno maggiore chiarezza, comprensione e consapevolezza, riconosceremo gradualmente che quando pensiamo di essere dove siamo, non siamo ancora noi stessi. Cominceremo a capire che siamo impegnati in una reazione, in una proiezione della mente sul momento attuale.

-    Inizieremo a notare specificamente le attività interiori dell'interferenza sulla manifestazione primaria, che eravamo abituati a credere fossero il vero contenuto del momento attuale. Diventeremo consapevoli delle nostre immagini di noi stessi, delle nostre identità, strutture egoiche, proiezioni e programmazioni derivanti dalla storia personale. Queste sono tutte interferenze.

-    Comprendendo meglio ciò che succede, cioè riconoscendo che il contenuto dell' esperienza è una proiezione e una posizione che assumiamo in quel momento, la luce della consapevolezza la trasformerà nella vera realtà del momento. Allo stesso tempo, l'esperienza ci trasformerà in quel che siamo, non in quello che riteniamo di essere.

Come comprendere e modificare questo tipo di attività interiore che ci impedisce di essere noi stessi ?

La tradizione della umanità ha dato in genere a questa domanda una sola principale efficace risposta: la meditazione.

(Liberamente tratto da A.H. Almaas )

12 LA RESPIRAZIONE ADDOMINALE



Il respiro nell’ addome:

La respirazione diaframmatica risente come nessuna altra parte nel corpo,  delle tensioni in esso presenti: la piu’ piccola tensione presente nel corpo si riflette nel diaframma, da qualche sua parte.  Se c’è una grande situazione di tensione, ansia, agitazione il diaframma è spesso molto bloccato e la respirazione è quasi solo toracica.
Altri motivi di blocco della respirazione diaframmatica sono le tensioni localizzate nell’ addome e nel ventre, cioè nelle strutture, nei muscoli, negli organi a livello lombare, dell’ addome del ventre del bacino, fino alla sessualità fino al perineo e all’ano, questo perché  respirando con l’ addome si percepiscono le situazioni di blocco e si hanno in genere sensazioni non piacevoli, per cui per evitarle si respira in alto.
Per sbloccare la respirazione addominale quindi si lavora in genere:
1)  a livello “meccanico” sulle tensioni generali nel corpo, cercando attraverso lo sviluppo della consapevolezza di se' e delle proprie tematiche ricorrenti di abbassarne la pressione e sciogliere:  
2) sulle tensioni localizzate nel ventre e nell’ addome, e i problemi psichici ad esse connessi, cercando di comprenderle e quindi piano piano risolverle.
A)       Il livello "meccanico-tecnico", di intervento è costituito da esercizi che piu’ o meno inducono dall’ esterno un rilassamento nella persona in maniera da tenerne occupati i meccanismi automatici inconsci, fino a che, attraverso l’ induzione ripetuta di rilassamenti quotidiano  non si sciolgono gli elementi  piu’  evidenti e risolubili di essi e la persona non comincia a godere del rilassamento e comincia a farlo e a riuscirvi un po’ , concretamente, da sola, avendo compreso e sperimentato nuove modalita. Ci sono anche tutta una serie di esercizi che a livello “meccanico” producono, o attraverso lo sforzo,  o attraverso lo stiramento del muscolo, o attraverso la pressione, il rilassamento, una certa apertura.  C’è da dire che il rilassamento avviene solo quando c’è coscienza, presenza, quindi anche l’ azione combinata degli esercizi di cui sopra con la presenza e la coscienza nel diaframma ne riduce le tensioni aggiungendo ad essi maggiore efficacia.
B)         Il livello mentale, quello piu' sottile e delicato, ma dagli esiti piu' potenti, è connesso con il proprio sostegno, valore, e il proprio potere, la capacità di vivere la gioia e la pace, la capacita' di stare centrati. Tematiche legate ai rapporti con il padre, la madre, sono sepolte nelle profondita' del proprio inconscio spesso preconcettuali. Qui sono da fare interventi piu' personali ma anche esperienze di gruppo e anche di vario genere, possono aiutare molto in questo.Inoltre possiamo lavorare in  questo campo anche comprendendo profondamente le dinamiche che sono fissate nelle tensioni del ventre e dell’ addome: quali i temi del rifiuto tipici degli enneatipi 8,9,1 ad esempio, i temi della non autonomia e sicurezza di se' o proprio valore legati agli enneatipi 2,3,4, o quelli della paura legati ai tipi 5,6 ,7. (…)

Evidente che la respirazione addominale corretta, e cioè a dire una respirazione con il controllo della cintura spontaneo  (che è vissuta come senso di pienezza, di completezza, di tenerezza, fluidità, insieme con senso di connessione, rotondità, potenza, intimità…) , è possibile solo con un alto livello di integrazione e quando lo stato meditativo è esplorato,conosciuto, frequente e fa si che possiamo spostare facilmente la coscienza sul posto e una contrazione addominale priva di tensioni,  fatta di spontaneità e volontà insieme. Quindi una respirazione addominale corretta, con il controllo della cintura, è impossibile nella persona non integrata e che non conosce adeguatamente lo stato meditativo.

In ogni caso il rilassamento e l’ ascolto sono un elemento costitutivo del recupero dello spazio dell’ addome.   Quindi sia  negli esercizi tecnici che a maggior ragione nelle altre strade è fondamentale dare grande importanza a momenti di ascolto e di rilassamento o comunque di profonda coscienza.
Esercizi tecnici:
Yoga nidra , derivati e articolati. Grande abbandono proni al suolo e varianti.
Kapalabhati, Bastrika, respiro di fuoco e respirazioni simili (urashtala shuddi p.)..
Massaggi dell’ addome e della schiena in vari modi…
Uddhyana Bandha, Nauli, Agni-sara dhauti…
Dhanurasana, ustrasana, merudandasana, jatarariparivartanasana, pascimottansasana, gatto-vacca, garbhasana…. e simili…
Stiramenti, spaccalegna e simili…
Esercizi meno tecnici:
Meditazione vipassana, meditazioni su manipura ( su hara, sul Kath) .
Visualizzazioni o lavori specifici legate ai temi del fuoco, dell’ acqua, della terra.
Visualizzazioni specifiche legate ai temi del rifiuto, della paura, della non autonomia e dell’ accoglienza, dell’ azione, della centratura e sicurezza di se’, del valore.
Trataka sentendo il legame con l’ addome.
Tandava,
Chamunda
Respiri al suolo con le mani sul ventre, rotolamenti a terra.
Lavoro sul rosso e sull' essenza della forza e il potere personale.

11A LO YOGA DELLE NOVE PORTE- ENNEAGRAMMA E YOGA ! ( prima parte )


Come lavoro con l' Enneagramma all' interno dei miei corsi:
( questo lavoro è il risultato di un lavoro di ricerca di personalizzazione delle pratiche, di fatto iniziato tanti anni fa con l' incontro con lo yoga dell' energie, nel lontano 1983 e che si è potuto concretizzare grazie anche alla conoscenza di tante tecniche provenienti dalle piu' disparate culture e discipline ).
Con le persone interessate, insieme, in vari modi ed eventualmente con l' aiuto del test, si arriva a individuare l' enneatipo principale, poi inizia il lavoro vero e proprio che si divide in 

1- conoscenza piu' approfondita delle caratteristiche del primario tipo per iniziare a vedersele nel quotidiano
 e così facendo provare a riconoscere e distanziarsi dai propri meccanismi automatici piano piano.
2-conoscenza piu' approfondita degli altri enneatipi per imparare a vedere ed accettare meglio gli altri
riconoscendo la natura profonda ed essenzialmente autoprotettiva delle proprie maschere ed onorarle TUTTE.
3- individuare e conseguentemente lavorare in pratiche spirituali piu' caratterizzate o comunque specifiche
che servano, piu' efficacemente di cio' che facciamo istintivamente, ad aiutarci ad evolvere realmente . SI fanno pratiche che naturalmente sono quelle che tutti fanno volentieri e che in definitiva vanno "per il verso del pelo" della propria maschera enneatipica, quindi che danno energia ed entusiasmo e si introducono poi delle pratiche che sono quelle che ciascuno non farebbe mai, nemmeno sotto tortura e che in definitiva fanno meglio emergere e/o rappresentano gli aspetti d' ombra. L' integrazione fra questi due estremi è agevolata da un altro tipo di pratiche che aiutano a tenere insieme tutto.  Per ogni enneatipo è possibile definire teoricamente queste pratiche. SI tratta anche di personalizzarle ed adattarle ancora meglio alla persona che le fa. Anche in dosi minimali ma tuttavia efficaci.

Usiamo soprattutto l’ Enneagramma per definire le caratteristiche principali della natura di un individuo.
Lo usiamo preferendolo ad altri sistemi, per vari motivi: sinteticamente perché è uno strumento unico e prezioso che permette una analisi che unisce organicamente tutti gli aspetti della persona: da quelli psicotici più estremi a quelli spirituali più elevati e dove è evidente il continuum esistente fra carattere o struttura di difesa  ed  essenza o struttura profonda dell’anima : qui è manifestamente evidente come il primo è in genere un importante indicatore della natura della seconda.
La sua formulazione permette di identificare in modo abbastanza rapido la struttura del funzionamento inconscio sia a livello emozionale, che fisico, che mentale.
Il sistema ha origini antichissime e da alcuni viene fatto risalire all’ ambiente Sufi. Oggi esistono diversi modidi utilizzo e lettura di questo strumento, ne abbiamo in mente almeno 4,  in realtà più o meno profondi, ma non in contraddizione sostanziale fra di loro. Di questi noi usiamo una composizione di quello di Claudio Naranjo-Don Riso ( enneagramma psicologico delle passioni ) e quello di A.H. Almaas (enneagramma delle idee sacre ). Quello delle idee sacre si focalizza di più sulle strutture innate e gli aspetti spirituali, quello delle passioni sulle strutture acquisite culturalmente nei primi anni di vita e gli aspetti psicologici, ma è una differenza non così sostanziale come appare.  L’ enneagramma è uno strumento potentissimo e viene usato sempre più estesamente nella psicoterapia moderna proprio per la sua rapidità, profondità ed efficacia.
In sintesi, questo il nostro modo di lavorare con l' enneagramma:   Un suono naturale ( una luce naturale, una struttura…...) è composto (-a)  da tanti vari tipi di suoni ( onde, vibrazioni… ) detti armoniche:  un qualsiasi oggetto ha un modo di vibrare naturale che è composto dalla combinazione di tanti diversi modi principali ed elementari di vibrare,in entrambi i casi c’è in genere un modo principale di vibrare e dei modi secondari.
Per le persone, i caratteri,  si può dire una cosa simile :  il nostro carattere è composto da tante modalità 
ma fra tante in genere c’è un modo principale e dei modi secondari. Individuare questo modo principale è la maggiore funzione  dell’ enneagramma, ma si possono individuare anche componenti secondarie terziarie e vari altri aspetti…. in un sistema molto ricco e articolato.
( fine della prima parte.....continua in 11B)