31 IL PARADIGMA OLISTICO RIASSUNTO

il Paradigma olistico


Se non riusciamo a comprendere, a “sentire”,  l’onda lunga delle trasformazioni che ci hanno condotto ora ad essere quelli che siamo, non riusciremo a cogliere il senso dell’attualità, il messaggio che, volenti o nolenti, essa ci pone davanti. Guido ci ha avvicinati a questa meta avvalendosi di una riflessione sul progressivo sviluppo dell’intelligenza dell’uomo e della sua capacità rielaborativa.

Da una mente capace di cogliere solo le sensazioni immediate, da mente “rettile” che si origina dalla parte più recondita del bulbo encefalico, ad una mente radicata nel mesencefalo che esprime le proprie potenzialità attraverso le emozioni, le relazioni e che ci apre ad una società matriarcale rivolta al provvedere, al prendersi cura. Fino allo sviluppo di una mente localizzata nella corteccia cerebrale capace di una rielaborazione razionale che dà forma ad una società patriarcale, fondata sul potere, sulla gerarchia, sulla competizione.

Noi siamo il frutto soprattutto di questo ultimo tipo di mente. Il razionalismo del ‘600 e la rivoluzione scientifica hanno alimentato una percezione dualistica tra natura e scienza, vedendo in quest’ultima lo strumento per dominare la prima, sezionandola in base ad un rigoroso meccanicismo.

Anche se la natura, già al cospetto del primo sviluppo industriale, ha manifestato i primi sintomi reattivi, basti pensare all’inquinamento atmosferico delle prime industrie londinesi del ‘700, ai disboscamenti cui si è ricorsi per la produzione di carbone, in gran parte, fino ad oggi, è rimasta un “oggetto” su cui l’uomo ha ritenuto di esercitare il suo potere indiscriminato.

Nell’ambito di questa rivoluzione scientifica, accompagnata poi da una rivoluzione industriale l’onda positivistica si sviluppa ulteriormente ma nel suo ambito compaiono delle fratture. In filosofia la concezione del tempo viene messa in discussione, distinguendo tra il tempo dell’orologio e quello della coscienza. Nelle scienze comincia a delinearsi una visione “olistica” in cui si distinguono  sistemi semplici e complessi. Via via che la scienza si applica a sistemi complessi, vale a dire da uno studio di sistemi meccanici, a quello della materia e dell’energia e della loro reciproca interazione e relazione, sino alla complessità dell’essere vivente allora avviene un cambiamento di mentalità. 1+1 non fa più 2 perché in ogni relazione interagiscono elementi imponderabili che a loro volta si originano da tutta un’altra serie di relazioni correlate.

Immergendosi nello studio della materia lo scienziato individua più spazio vuoto che pieno. Allora la materia da un lato ci appare un “qualcosa” mentre dall’altro vi manifesta come pura energia. In questa dimensione energetica della materia nulla è disgiunto dall’altro, il principio di interazione collega ogni parte nel tutto e il tutto in ogni parte.

Nell’ambito delle scienze umane la relazione tra me e la realtà perde rilevanza oggettiva. La realtà viene da me “interpretata”. La stessa realtà per me è così, per te è un’altra cosa. La realtà come appare è allora alterata dall’io, dalla sua storia. Prevale una visione sistemica in cui ogni cosa ha senso allorchè perde un  senso in sé per acquisire un senso nella relazione.

Si passa da una logica lineare, del prima e del dopo, del qui e del là, ad una logica circolare in cui ogni aspetto della realtà non può più essere spiegato in sé ma sempre più nella sua complessità.  La profondità che nasconde al suo interno la cellula non è dissimile dalla complessità di una molecola, nè da quella di un uomo, nè da quella della società, né da quella dell’universo intero.

In ogni sistema si possono individuare al suo interno una molteplicità di altri sistemi. La realtà acquisisce una fluidità che sfugge ad una codificazione pur essendo perfettamente armonica in ogni sua parte. In ogni aspetto si rispecchia il tutto e viceversa.

Questo avviene in virtù della interconnessione necessaria tra ogni elemento e le sue parti. E’ l’assioma della comunicazione: non si può non comunicare. In una logica matematica si può in gran parte riscontrare una connessione rigorosa, ma questa non risolve in sé ogni tipo di logica. Vi è per esempio  quella analogica che si può avvalere di metafore, di simboli che arricchiscono, al di là dell’immaginabile, il senso della comunicazione.

Il paradigma olistico ci conduce, attraverso questa necessità imprescindibile del comunicare, a fare un salto qualitativo. Anzichè  continuare a dare attenzione a “che cosa” comunico, con un salto di coscienza comincio a porre la mia attenzione sul “come” lo comunico.

Il “come lo dico” è più importante di “quello che dico”. Non vi è più una struttura ad albero in cui da questo dipende quello, ma un sistema in cui ogni cosa dipende dall’altra in una raggiera in cui prima e dopo si confondono senza più capire che cosa sia prima e che cosa  sia dopo.

All’apparenza si delinea un conflitto tra un sapere quantitativo di tipo meccanicistico ed uno qualitativo più aperto alla relazione, ai più diversi stimoli, da quello artistico a quello poetico e così via. Oggi siamo smarriti perché il sistema lineare è entrato in crisi ma allo stesso tempo l’altra modalità analogica e relazionale non è ancora emersa a piena coscienza.

Vi è una diffusa sensibilità a questi temi, a questa visione, ma non si è fatta ancora “carne”. Comunque sia è di aiuto perché sempre più si intuisce che protendersi a cambiare la realtà implica soprattutto l’esigenza di dedicarsi a cambiare la “nostra” relazione con la realtà.  Ovviamente non vuol dire negare, in virtù di questa visione qualitativa e olistica, la dimensione quantitativa, non possiamo prescindere dal cibo, dal dormire, e così via.

E’ richiesto invece di coltivare una visione che sappia andare al di là di una comunicazione fatta di addendi, di numeri, di pedine, verso una visione meta-comunicativa. A questo livello, come si diceva, le cose   passano in secondo ordine mentre in primo piano emerge la qualità, il mondo dell’interrelazione, della connessione. Più mi apro alla mia totalità più mi apro alla totalità in cui tutto diviene pur restando sempre se stesso.

Un insegnamento esoterico della cultura sarda può dar voce a questo pensiero. A chi, davanti ad una difficoltà insorta, chiede un consiglio ad una donna saggia, la risposta sta nel “mettersi dal punto di vista del sole”. Troppo spesso le cose le vediamo dal punto di vista limitato di quell’io separato che crea un mondo illusorio e morto.