La prima cosa che ricordo della mia infanzia è un disegno che mio padre aveva fatto sulla culla di legno dove dormivo: era una serie che riproduceva i personaggi di Walt Disney , ricordo bene la sensazione di piacere dei miei occhi che godevano dei colori primari a tempera che si staccavano forti sul bianco del legno verniciato, una sensazione che penetrava tutto il mio essere fino a diventarne parte, una specie di godimento puro del solo fatto di "vedere" …. credo di avere avuto intorno ai due anni, al massimo tre.
Ho avuto una infanzia non felice, cupa spesso giocata lontano dalla famiglia, nei campi solo o con gli amici , anche per evitare le frequenti tensioni familiari, specie fra mio padre e mia madre.
Una volta ricordo di avere manifestato il desiderio, verso gli 11 anni, di farmi sacerdote, perché mi sembrava in questo modo di poter contribuire meglio a rendere il mondo meno ingiusto e più bello.
Rivivo i pomeriggi passati a pescare da solo in riva al lago, guardando il galleggiante immobile sullo specchio d' acqua verde, a volte debolmente ondeggiante, tutto ciò mi dava una certa pace, una certa serenità con me stesso: estati passate vagabondando qua e la fra i campi, i fossati, i fiumi, in bicicletta o a piedi, misurando il mondo ed il significato dell' esserci.
Sentivo un permanente senso di oppressione, di tristezza che solo verso i 16-17 anni iniziò a prendere una forma cosciente, grazie anche al mio rapporto di allora con alcune esperienze del mondo cattolico.
Ricordo bene un periodo verso i 14 anni: curiosi del mondo, leggevamo libri di ogni genere, uno dietro l' altro, è allora che incontrai, per caso, il mio primo libro di yoga: Philip De Meric- "Yoga per Tutti", un regalo del mio amico Paolo che lo aveva acquistato per sbaglio in una edicola. Questa lettura, che per certi versi mi parve molto complicata ( tutte quelle strane posizioni...) fu però una esperienza che mi lasciò una traccia indelebile.
Provai infatti solo ad eseguire alcune tecniche di respirazione e di rilassamento profondo: ...che bello!!! Ogni volta era sempre come volare, staccarsi dal tappeto di camera e fluttuare nella stanza, ma la giovane età, la ripetitività della tecnica, l' esuberanza stessa degli anni, il bisogno continuo di spostare orizzonti e chissà che cosa altro, mi fecero abbandonare dopo una ventina di giorni questa esperienza.
Forse memore di questa lettura, forse in modo del tutto spontaneo, negli anni seguenti , in estate, spesso salivo sulla soffitta e da questa scivolavo, attraverso una finestrella, sul tetto della mia casa distendendomi con la schiena sulle tegole: guardavo le stelle, in silenzio, sentivo la vastità, l' immensità dello spazio sopra di me e mi piaceva immaginare che anche dietro e sotto di me vi era la stessa immensità e mi piaceva sentire anche me come un puntino luminoso nello spazio infinito, fra infinite e lontanissime costellazioni. La sensazione mi esaltava, mi rendeva euforico, sembrava che desse un senso ai miei rapporti col mondo.
Quando ero oppresso dai pensieri, spesso mi sorprendevo ad eseguire una specie di mula bandha spontaneo nel quale inviavo come una specie di onda azzerante nello spazio mentale, ciò limitava la mia tristezza e mi dava una specie di carica per ripartire e non lasciarmi travolgere dalle cose intorno e dagli stati d' animo.
L' inizio dei rapporti con l' altra metà del cielo mi fece entrare in una profonda crisi: mi sentii per anni inadeguato, pieno di timidezze, paure, rigidezze, senza mai averne che una limitata consapevolezza. Le storie di allora , per la verità poche, brevi ed estremamente superficiali, servirono soprattutto per farmi sentire il senso e la necessità di un cambiamento profondo nella mia vita.
Avevo nel frattempo iniziato, a seguito degli anni subito seguenti il 68 ed il referendum sul divorzio, una certa attività politica in modo molto originale e autonomo, all' interno di un grande gruppo di amici nel paese dove sono nato.
L' estate della maturità liceale mi vide all' apice di un momento di riflessione e crisi molto grosso: rimasi praticamente tutta l' estate solo in camera, senza uscire che per i bisogni fisiologici leggendo libri di psicologia e psicoanalisi che approfondivano via via le mie incertezze su tutto. Vi fu anche un tentativo "naif", segreto e tutto personale, di analisi -due ore e mezzo di pullman andata ed altrettante al ritorno, qualche incontro a Firenze con una psicoanalista freudiana: questo finì per disilludermi sulla possibilità di percorrere questa strada utilmente.
Ero completamente disperato, non vedevo vie di uscita, non avevo alcun riferimento cui aggrapparmi, niente di niente, né la Università che avrei dovuto scegliere entro la fine dell' estate mi era chiara.
Incontrai finalmente un piccolo libretto: "L' arte d' amare" di Eric Fromm, forse il libro che piu' di tutti mi ha aiutato nella vita, credo di averlo letto almeno 20 volte, uno spiraglio in un deserto di speranze e di rapporti.
Alla fine di questo libro era spiegata una tecnica di meditazione, cui qualche anno piu' tardi avrei dato circostanziate origini (la meditazione del muro di Josshu), da fare 20 minuti al mattino e 20 alla sera…. Anche memore delle mie precedenti esperienze ripresi la mia avventura con un impegno ed una dedizione assoluta, inflessibile ed energica.
Fu, non ricordo se era sera o mattina, dopo un crescere di esperienze percettive piu' o meno forti e strane, che avvenne una esperienza che ha segnato definitivamente la mia vita fino ad oggi, ho pensato tante volte di farlo, ma mai prima d' ora ne ho scritto e probabilmente 30 anni trascorsi sono molti per raccontarla con sufficiente lucidità.
Fu come una bomba atomica di felicità che mi esplose dentro, non so per quanto tempo duro' , fu durante la seduta serale, mi coricai sotto le coperte come travolto da una gioia infinita, senza motivo ed una luce interiore intensissima nella coscienza, piansi di gioia parte della notte. Dal giorno dopo mi svegliai in un altro mondo, nulla era piu' uguale a prima, una luce interiore mi accompagnava ed era come uno sfondo sotto ogni mio pensiero, ogni mia azione ed improvvisamente tutto era magicamente bello, intimo, tragico potente e gioioso al tempo stesso. Era iniziato il mio percorso yoga ma ancora non lo sapevo minimamente.
Queste esperienze luminose aumentarono gradatamente e si diffusero anche in altre parti del corpo, a volte sentivo questa grande gioia nel cuore accompagnata da un calore ed una luce ed un grande senso di autenticità e centratura in me stesso, una grande capacità di toccare il centro di tutte le cose e le persone con cui mi relazionavo. La molla che mi spingeva era la volontà di amare gli altri, di non aspettarmi nulla da nessuno, di essere vero e positivo. Altri "bagliori" di luce, meno forti, si manifestarono anche in alcuni momenti di intimità con mio fratello, mia madre, qualche amico o sconosciuto, sempre accompagnati da grande gioia interiore, fino alle lacrime, come una benedizione.
Non sapevo quale università scegliere: psicologia, l' ultimo mia scoperta, mi fu negata dalla famiglia, dovetti ripiegare su di una facoltà scientifica: fra fisica ed ingegneria, la logica delle opportunità del lavoro ed "avveduti consigli" mi fece scegliere quest' ultima…. A trenta anni capii come in realtà piu' che una mia volontà avevo inseguito l' affetto ed il sogno nevrotico di un padre con il quale non ero riuscito ad avere rapporti soddisfacenti.
Ma Firenze, a parte l' Università, fu per me la possibilità di iniziare il percorso di yoga: non avevo trovato niente che parlasse di cio' che provavo e che avevo provato, all' infuori di alcuni libri "strani" che avevo iniziato a leggere nel frattempo. Entrai piangendo, nel novembre 1974, al Centro Yoga di Via de Bardi, al n. 5, dove insegnava un anziano calabrese, uno dei primi a portare lo yoga in Italia, Antonio Naim, aiutato da sua moglie, la gentile Marcella: ad entrambi mi sento ancora oggi grandemente riconoscente.
Antonio fu per me come un padre, anche se lui credo non lo abbia mai saputo, lui in realtà non mi capii molto: lo seguii per circa 4 anni imparando i primi rudimenti dello Ha-Tha yoga e del pranayama , i mantra, le meditazioni classiche.
Dopo un periodo di 5-6 mesi vissuto "danzando e volando", con stati estatici continui, fra la pazzia e la malattia, fra estremi di grande sofferenza, a volte grandissima, ed estrema gioia, senza nessuno che in realtà potesse comprendere quello che stavo vivendo, senza nessuno con cui in realtà potessi scambiare utilmente esperienza, in un ambiente intorno a me difficile, finii il primo anno di scuola stremato, sopraffatto dagli impegni scolastici che avevo nel frattempo assunto. Andai in vacanza e mi lasciai andare convinto che in autunno, riprendendo il lavoro avrei ripreso tutto…..
Al mio ritorno a Firenze, il novembre successivo scoprii che avevo “perso” tutto…! Disperazione, tristezza, amarezza, sconforto ebbero il sopravvento e mi sentii sopraffatto attaccandomi a ciò che avevo vissuto in modo quasi morboso. Una gastrite tremenda mi attanagliò per oltre un anno. C' era solo lo yoga che dava un parziale sollievo a tutto questo, ma la mia capacità di rilassarmi centrarmi ed aprirmi era perduta in gran parte. Non mi rassegnai…. Continuai a cercare quegli stati estatici, piu' o meno nello stesso modo, per quasi 10 anni… cercando nello yoga la risposta e attraversando le esperienze piu' disparate in questo.
Vivevo la facoltà di ingegneria , per quanto dura, come un esercizio di volontà, lo yoga era diventato il mio principale e unico impegno.. anche il rapporto con l' altro sesso fu "rinviato" . In quegli anni mi iscrissi alla Federazione Italiana Yoga, 1975 o 1976 non ricordo: a Camaldoli incontrai per la prima volta Andrè Van Lisebeth e Gerard Blitz.
Negli anni seguenti frequentai moltissimi insegnanti: in varie occasioni, di vario genere, in Italia e all' estero, di quel periodo ricordo piu' di altri Antonio Nuzzo, Francoise Berlette, Satchitdananda, Yanakiraman.
Nel 1982 credo, mi iscrissi alla scuola insegnanti Yoga della Associazione Nazionale Insegnanti ANY, perché vi erano Andrè Van Lisebeth e sua figlia. Fu una grande delusione… frequentai i 4 anni e decisi alla fine , a differenza di molti miei compagni di corso, di non dare la tesi. Non volli entrare né avvallare in alcun modo quello che mi apparve come un grande commercio.
Andrè è stato un personaggio che ricordo con piacere, da un punto di vista concettuale mi ha aiutato molto a mantere la mia pratica "con i piedi per terra", da un punto di vista pratico mi ha dato anche tanto. E' stato il mio primo insegnante di Tantra anche se la sua impostazione forse che all' inizio e nel suo ambiente era di avanguardia, mi sembra oggi molto maschile, duale, poco "poetica", troppo concettuale, materialista e positivista.
Ma il pregio di tale scuola fu se , non altro quello di farmi incontrare alcuni bravi insegnanti francesi, in particolare colui che per almeno i 10-12 anni successivi sarebbe stato il mio grande punto di riferimento: Boris Tatzky.
L' incontro con Boris ha per me rappresentato l' inizio della svolta, finalmente recuperai un senso personale nella pratica, riconobbi il diritto di esistere alla dolcezza, alla morbidezza, alla creatività, alla originalità. Boris per me è stato grande. Mi si rivelò da subito e nel corso degli anni, per mezzo del suo insegnamento, ho recuperato un senso a tutta la mia esperienza passata ed ho cominciato a ritrovare un equilibrio reale ed una reale capacità di rientrare negli stati profondi dello yoga.
Per me Boris e Andrè sono stati enormemente utili per integrare il contenuto della mia esperienza e per rielaborare lo Yoga in termini piu' "occidentali" e riferibili alla mia cultura, senza niente togliere alla sua profondità.
Anche il lavoro con Patrick Tomatis mi ha dato tanto: credo che sia fondamentale per chi lavora sul fisico possedere un buon bagaglio tecnico, in piu' Patrick è sempre stato con me una persona di grande correttezza e lo sento tutt' oggi, anche se non lo seguo da molti anni, come amico.
Ho cominciato ad insegnare Yoga nel 1986, come esigenza di condividerne la bellezza con altri, da allora ho ancora un allievo che mi segue e che non mi ha mai abbandonato: Piero, a lui devo veramente tante cose, nonostante che ci siano stati momenti anche difficili fra di noi.
I primi anni di insegnamento sono stati anni "tecnici", tipici di tanti insegnanti di "primo ( e secondo) pelo", la nascita di Michele prima , Arianna poi, la costruzione della casa mi hanno fatto sospendere qualche tempo l' insegnamento e diradare la pratica, ho comunque insegnato sempre cio' che avevo appreso con Andrè e Boris integrandolo qualche elemento piu' tecnico e le altre cose che via via avevo sperimentato, da Tomatis al mantra yoga, senza mai dimenticare il primo maestro e le sue sedute di yoga "calabrese" ma soprattutto facendo tesoro delle mie personali esperienze rivissute in maniera piu' cosciente e serena anche se in modo meno intenso.
Dopo due anni di sospensione ho ricominciato nel 1994: una breve esperienza di analisi (dieci mesi), due figli, il lavoro mi hanno portato tanta esperienza di vita in piu' ed uno spessore diverso. Senza accorgermene il mio yoga era cambiato, in meglio dal punto di vista dell' insegnamento, ma non avevo ancora ritrovato il "cuore" della mia esperienza giovanile fino in fondo, anzi mi ritrovavo ancora una volta un po' nuovamente perso dagli impegni lavorativi e familiari.
Per rientrare nel "giro" e nella pratica chiesi in giro notizie di corsi : stavo per iscrivermi alla scuola dell' Energia di Lione quando fu Patrick con una telefonata inaspettata da Parigi a consigliarmi di entrare nella scuola di Milano, dove tra l' altro insegnavano quelli che una volta erano stati miei compagni di corso all' ANY o altrove. Fui ammesso, come auditore libero al terzo anno, e per piacere ho continuato conoscendo tante belle persone.
Purtroppo e per fortuna, la mia storia personale mi porta e mi ha sempre portato ad agire e operare in modo molto libero e autonomo rispetto a tali strutture che ho sempre sentito un po' troppo legate ad aspetti economici, fama e potere: in ogni organizzazione si finisce sempre per premiare la fedeltà, ai capi, al clan, alla organizzazione, in una logica di autotutela: forse va bene così, ma rimane sempre vivo in me un desiderio di vivere lo Yoga a mio modo e non dovere seguire alcun modello esteriore, né alcuna rendita di posizione. Per cui nonostante mi fosse stato prospettata anche la possibilità da parte di Boris di fare l' insegnante in tale scuola, nel caso si fosse riusciti a partire a Roma, piano piano me ne sono nuovamente allontanato per i limiti che nel frattempo ho cominciato a sentirvi e per le mie necessità profonde che non trovavano piu' , in tale ambito, risposte o elementi utili alla mia ulteriore crescita. Sentivo finito un ciclo e non vedevo niente all' orizzonte.
E' in questo clima di grandi stimoli a livello umano e interpersonale, frammisto di simpatie e amicizie, ma con dubbi sulla qualità e livello della pratica che per puro caso ho incontrato Daniel Odier, ancora una volta un libro per caso, …..la mia storia si è ripetuta…!
Daniel ha azzerato tutto, il primo stage ho pianto come un bambino: la visione anche se dall' esterno, per la prima volta della possibilità dell' accoglienza , vera , profonda e totale di un essere umano è sconvolgente …. L' ho criticato già dalla prima volta per il troppo tempo che ci faceva stare seduti massacrandoci schiena e ginocchia !!
Ma sono partiti a raffica sogni pieni di simboli sul femminile… e che sogni ! Solo dopo un po’ di mesi ne ho fatto uno piu' forte e particolare degli altri: ho sognato Daniel che con un fallo di luce enorme, eretto, mi premeva, facendomi male, sul perineo ed io che per non sentire dolore, dicevo fra me e me : "devo diventare una donna, devo diventare una donna" allora il fallo è entrato nella mia vagina e si è trasformato nella mia colonna vertebrale, tutto il corpo si è trasformato in una girandola di sfere luminose rosse, blu e gialle che si espandevano sempre piu' nello spazio, dandomi una sensazione di grande gioia e luminosità…. La colonna di luce saliva , saliva, in un crescendo di gioia e apertura infinità ha oltrepassato il petto e quando la è arrivata alla gola e stava per entrare nella testa ho avuto una grande paura e ho sentito che stavo per perdermi completamente nello spazio: mi sono svegliato chiamando in soccorso Sonia, che pazientemente, in tutti questi anni, ha sopportato tutte le mie "pazzie"...
Il giorno dopo mi son detto: …Questo uomo probabilmente ha da dirmi qualcosa! … Altri sogni del genere sono seguiti, anche se meno intensi...
Così ho cominciato a seguire Daniel, e l' avventura è continuata da allora, per circa 7 anni. Daniel: mi ha riportato ai miei 18 anni… ai miei problemi affettivi irrisolti, alle mie paure , ma anche alle mie possibilità di vivere in gioia e pienezza l' esistenza: ho ritrovato la dimensione della ricerca personale a pieno, senza alcun problema di qualità di insegnamento: Ho capito veramente anche quello che significa: “Si puo' insegnare solo cio' che si è” !
E’ per questo stesso motivo che alla fine mi sono allontanato anche da lui… è stato un ciclo.
Nello stesso periodo ho iniziato a frequentare Eric Baret , grandissimo nella pratica dello yoga tantrico, una bellezza praticare con lui: proprio un regalo inaspettato. Lo seguo con grande piacere e ogni volta una giornata di lavoro con lui mi da stimoli personali per mesi.
L’incontro con Parvathi è stato quasi per caso: come insegnante di lei mi piace la semplicità e la franchezza, la naturalezza e la sua grande tenerezza e disponibilità. I suoi modi mi sono piuttosto difficili per la lontananza culturale che c’è fra noi, ma a livello umano c’è grande comunicazione e questo mi basta.
Le ferite che ho vissuto nell’ uscire dal gruppo di Daniel, specialmente da parte dei miei amici piu’ cari che invece di essermi vicini mi attaccavano e mi criticavano mi hanno spinto con maggiore decisione nel ricercare i motivi profondi del mio voler “partire” da quel posto….
Ho scoperto un mondo intero ….e progressivamente, attraverso letture della scuola Zen americana e di altri autori che avevano contemporaneamente lavorato sia sulla via spirituale che sulla parte psicologica ho scoperto quasi per caso un libro che di nuovo ancora , ancora nello stesso modo, mi ha profondamente colpito: “Void” di A.H. Almaas che mi ha veramente impressionato in profondità e in cui ho ritrovato tante tante cose…. Sono partito alla conoscenza di questo mondo e dei temi che esso portava, fra tutti quello della inadeguatezza dell’ insegnamento della maggior parte dei “guru” alla struttura delle personalità occidentali.
Ho incontrato così, grazie anche alla mia amica Lucia, che mi ha dato delle indicazioni preziose sul da farsi, la Ridwan School. Grazie a questa bella scuola, che ho frequentato per quasi 5 anni e con grande difficoltà a causa della lingua, ho potuto imparare tante nuove cose.
Quella che per me era la sfida di coniugare oriente ed occidente diventava adesso un paesaggio concreto davanti ai miei occhi. Grazie ad Almaas ho ammorbidito molte mie strutture interne e ho preso contatto con tante parti di me che erano quiescenti o primitive o rinnegate, …..ma soprattutto ho imparato ad accettarmi molto di più e soprattutto a riconoscere e ad onorare le mie qualità positive che nel lavoro con Odier erano sparite dal mio orizzonte, annegate nel vortice del suo “gurismo” e della mia insicurezza.
Grazie ad Almaas si è aperto un nuovo mondo di possibilità e ho così incontrato anche Claudio Naranjo, del quale mi sono divorato tutti i libri tradotti in italiano. Ho conosciuto l’ enneagramma, che mi ha colpito per profondità e possibilità e mi sono molto appassionato a questo strumento che studio da tanto e che ormai utilizzo come base per molte cose, perfino nell’ insegnamento dello yoga, e grazie all’ enneagramma delle personalità, all’ enneagramma delle idee sacre e Claudio Naranjo, cio’ che stavo cercando di realizzare da tanto: la personalizzazione dell’ insegnamento è diventata una realtà molto ricca, bella e articolata.
A un certo punto del lavoro di Almaas ho sentito di nuovo il bisogno da una parte di una maggiore intensità nella pratica corporea e spirituale e dall’ altra di approfondire maggiormente quelle stesse cose nella mia lingua perché l’ inglese non mi permetteva di farlo piu’ di tanto, specie nelle sessioni individuali.
Ho cominciato a cercare altro, ho provato con Feisal Mukkadam senza riuscire a contattare nessun insegnante in italiano che mi sembrasse attendibile o capace.
Ho recentemente incontrato il bel lavoro di Avikal che, pur sembrandomi inizialmente troppo cognitivo, mi è sembrata una persona sostanzialmente corretta e per niente banale, che mi avrebbe potuto dare molte cose. Lo sto seguendo ancora con molto piacere e profitto.
Quasi contemporaneamente ho inoltre deciso di iscrivermi ad una scuola di Counseling e dopo tanto ricercare ho scelto la scuola di Enrico Cheli della Università di Siena, perché amici me ne avevano parlato bene, perché era vicina e mia moglie mi ha chiesto questo, perché mi ha fatto una buona impressione, migliore di tante altre, perché aveva un approccio olistico che ben si coniugava con tutta la mia ricerca personale.
In questa scuola sto imparando un sacco di cose utili per la mia stessa vita e il corso che sto frequentando mi sta dando tanti strumenti utilissimi anche per lavorare con gli altri.
Grazie a cio’ sto pensando per la prima volta nella mia vita di dedicarmi maggiormente a queste cose e lasciare in secondo piano la mia professione originaria di ingegnere civile.
E i lavori sono in corso…..sono molto contento!
Guido