16 IL GIUDICE E LE PRATICHE SPIRITUALI

Il giudice nella pratica dello yoga può non essere visto molto, e la sua entrata in campo sfuggire alla percezione immediata:  in ogni pratica dove ci sono modelli e norme più o meno rigide da applicare, il giudice trova un terreno fertile per dominare completamente il mentale e l’ emozionale delle persone coinvolte.  In genere  più elementi di rigidità sono presenti più il giudice facilmente controlla la situazione.
Ecco che lo yoga maggiormente conosciuto e  diffuso, l’ Ha-Tha Yoga, diventa spesso la pratica scelta o preferita dei tipi dominati dal superego e per i quali la relazione con esso è un tema centrale della vita .
Il culto, la perfezione del corpo o anche dello spirito è sottilmente nascosto dietro la pratica dello yoga, un corpo perfetto, uno spirito eccelso, questi canoni  di perfezione diventano nuovi modelli da assumere da parte di un nuovo giudice, che diventa semplicemente più raffinato nella sua attività distruttiva della crescita reale, perché si confonde meglio con i contenuti e i valori di un ambiente positivo perché  salutistico o spirituale, e i valori della sopravvivenza si spostano ad un tipo diverso di valori, solo si è immersi in un mondo particolare, percepito come più evoluto.
E’ vero tuttavia che una pratica che si basa sull’ ascolto del corpo e sull’ apprendimento dello stare a contatto con la sensazione di tutto il corpo nel quotidiano da forza e sostegno a qualunque tipo di riconoscimento dell’ attività del giudice  e da forza a qualunque pratica di allontanamento dal  giudizio interiore. Molto dipende dalla validità,  dalla profondità e criticità dell’ insegnamento che viene dato o ricevuto.
Mentre quello che spesso succede è che nelle pratiche libere, in genere afferenti all’ ambiente tantrico, dove ci riferisce ad una guida organismica interiore,  dove “si esce  allo scoperto” per il superamento continuo dei limiti del conosciuto nei gesti, nelle espressioni, nelle emozioni, ecc. … nella espressione di se’, si è posti continuamente a confronto e riconoscimento immediato di questo tipo di sabotaggio interno  e si è spinti a vincerlo per la stessa natura della pratica. Qui magari esso si manifesta recidivamente nella forma più subdola e sottile, femminile, come malessere, vertigine, mal di testa, indisposizione fisica di ogni tipo.
Anche qui vi è il rischio, che valuto meno frequente e minore, di creare sottilmente una scala di valori, quindi di giudizi,  afferenti l’ uomo libero dai tabù, libero dalle vergogne, libero nella espressione, libero nel desiderio, libero dai legami ecc.…non si scappa....è un tema con il quale si è chiamati a confrontarsi in ogni modo.