
Devo rilevare che c'è nell' ambiente Yoga in genere una grande rigidità, data anche dalla “canonizzazione” delle asana e delle posture, dalla grandezza di una tradizione che , appresa da una persona che non ha esperienza in proposito o sicurezza in se' sufficienti finisce con schiacciare ogni sua originalità e ogni sua vitalita' creativa imprigionandola in dei modelli che finiscono per essere solo nuove uniformi o rituali rassicuranti ma non piu' liberatori, ma solo "allevianti" o "fuorvianti" da certi tipi di tensioni o di paure. D' altra parte c'è nella via tantrica che percorriamo una grande libertà e ricerca della spontaneità e naturalezza ma mi sono convinto che solo per grandi personalità, intelligenze, sensibilità è possibile un cammino di liberazione privo dell' elemento rituale e "rassicurante" della pratica formale e quotidiana. Sulla mia esperienza, sento la necessità della compresenza di entrambe queste modalità di ricerca, da dosare a seconda delle differenti qualità e livello del ricercatore.
Nel mio lavoro personale e di insegnante , introduco sia momenti di lavoro privo assolutamente di "schemi" di riferimento, in cui "svuoto i cassetti" e tiro fuori "materiale" e lo osservo o lo faccio osservare, dove c' è anche la dimensione dell' aspetto relazionale, (tanto ricca e stimolante per la ricerca..), sia momenti in cui agisco una pratica piu' classica, in modo individuale, ripetitivo, canonico: ( posture classiche, vipassana, sequenze ecc.. ). La forza acquisita in una modalità di lavoro arricchisce l' altra e viceversa !! Il secondo lavoro è piu' facile per certi aspetti, piu' difficile per altri, il primo richiede grande maturità ed esperienza, è piu' facile per gli aspetti corporei, ma vi sono altro genere di difficoltà, specie nel gestire le emozioni e situazioni difficili che emergono piu' frequentemente.
Altra cosa cui voglio almeno accennare è la importanza di avere preliminarmente risolto alcuni problemi di tipo psicologico che a volte né la sola pratica dello Yoga, né quella del Tantra, né forse altro di simile, possono risolvere se non trattandoli specificamente ( ad esempio con un lavoro specifico di qualche genere oppure con un terapista formato e bravo che dall' esterno puo' dare una modalità di osservarli senza condizionare in letture preconcette o comunque semplificative) . Alcune volte consiglio ad alcuni allievi un periodo di analisi prima di oppure a fianco di un lavoro yoga, questo puo' essere molto utile e "accorciare" il molto tempo sprecato a risolvere certi passaggi o a sanare certe ferite emozionali ed anche in questo caso le due modalità di ricerca, se fatte seriamente sono reciprocamente esaltanti. Va da se’ che anche un solo lavoro di tipo psicologico analitico o simile senza che vi sia un approfondimento corporeo e meditativo ha grossi limiti e non puo’ portare a liberarsi fino in fondo dalla “sudditanza” al mentale .
Una grande importanza assume quella di apprendere a fare della propria quotidianeità pratica continua… trovando che lo yoga è ovunque e dentro ogni cosa: il lavoro nelle "palestre" assume così una valenza completamente diversa e realmente trasformatrice ! Il Tantrismo è fondamentalmente questo: portare la pratica, questa pratica personale, in ogni momento della vita, fare di tutta la vita un sacro lavoro di presenza.